Castel de' Britti (Bologna) - 23 maggio 2021 - «E’ l’aria buona". Chissà se ha ragione Alberto Tomba, immerso nella luce dorata del tardo pomeriggio sui campi di Castel de’ Britti. Chissà se è per questo che, ancora una volta, la piccola frazione di San Lazzaro contesa fra l’Idice e i calanchi è terra di campioni. Di certo c’era aria di festa ieri pomeriggio dopo l’impresa al Giro d’Italia di Lorenzo Fortunato, che, quando non è via sulla sua bicicletta, abita con la famiglia alle porte della città. Il campionissimo dello sci e il giovane corridore che ieri ha vinto la tappa dello Zoncolan sono quasi vicini di casa: il padre Marco era compagno di scuola di Albertone.
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«Giocavamo qui a calcio e insieme siamo andati ai Salesiani. Qui, dalla parrocchia, c’era un cinema in cui è nato il mio primo fan club". Indica i luoghi Tomba, re di un piccolo mondo che non ha mai lasciato. "Ci trasferimmo nel ’76 dal centro di Bologna. Questa è una terra sana, una terra genuina, a scuola non vedevo l’ora che ci fosse l’ora di educazione fisica per uscire e correre nei prati: immagino anche Lorenzo". "Mi ricordo le prime gare che faceva qui attorno – prosegue girandosi verso il colle sovrastato dalla chiesa – e qualche anno fa, da dilettante, l’ho anche premiato. Questa è stata una gara molto importante, un po’ come vincere una grande classica nello sci, è come a Kitzbühel. Una volta a Castel de Britti c’era un cartello con scritto ‘Terra del campione’. Sarebbe bello che ci fosse di nuovo, spero che questa gara gli porti fortuna".
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Tomba, dopo avere visto la tappa del Giro "con la T maiuscola", è sceso a brindare con Marco Fortunato. La casa di "Lorenzo il Magnifico" (così lo ha ribattezzato) è in mezzo ai campi, accanto al fiume. Fuori, da giorni, si scorge una maglia rosa con sotto scritto ’Forza!’. E ieri c’era chi, passando davanti, suonava il clacson. "C’è ancora un po’ di vino del brindisi sul tavolo – ride Fortunato, papà del ciclista –. Ci ha fatto una sorpresona, non ce lo aspettavamo assolutamente. Già era stato un grande successo partecipare al Giro. Tra l’altro proprio pochi giorni fa, il 9 maggio, ha compiuto 25 anni. Si è fatto un regalo".
La famiglia, la mamma Paola, la sorella Annalisa e nonna Nella– dopo averlo salutato giorni fa nel passaggio lungo la via Emilia –, hanno seguito l’impresa incollati alla tv. "Questa è stata la sua prima vittoria da professionista – commenta Marco –, in una delle tappe più faticose. Lo abbiamo sentito al telefono: era frastornato e felice, non ci credeva neppure lui". "Sono emozionata da morire – sorride Annalisa–. Mi sa che non ci si fai mai l’abitudine a queste cose". Il papà di Lorenzo ricorda gli inizi sulle due ruote, a San Lazzaro. "Dal punto di vista ciclistico è cresciuto con Pasquale Castaldo, Vincenzo Alongi e Giuliano Bozza. Ci ha creduto, si è allenato tanto. Ha fatto sacrifici, ma è la vita che voleva fare e nel frattempo si è anche laureato. Per noi è una grande soddisfazione, anche se è uno sport un po’ pericoloso, sulla strada. Un po’ di apprensone c’è sempre". Ma ieri, però, c’era spazio solo per la festa.