"M’hamed Chamekh non ha premeditato l’omicidio dell’ex compagna Atika Gharib". È quanto deciso dalla Corte di Cassazione per il quarantatreenne di origine marocchina condannato in secondo grado all’ergastolo per aver ucciso la donna di 32 anni, sua connazionale, e poi averne bruciato il corpo in un vecchio casolare di Castello d’Argile a settembre del 2019. Il suo cadavere era stato trovato due giorni dopo l’omicidio, completamente carbonizzato, da vigili del fuoco e carabinieri tra le macerie del casolare. E quell’uomo, che aveva tentato, dopo l’omicidio, di fuggire in Francia, era stato arrestato su un treno a Ventimiglia mentre cercava di superare il confine.
A dicembre dello scorso anno, il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, Orazio Pescatore, aveva confermato per Chamekh il ‘fine pena mai’ con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Sentenza per la quale la difesa del quarantatreenne, con il legale Carlo Machirelli, aveva fatto ricorso in Cassazione: "In attesa di leggerne le motivazioni – spiega l’avvocato commentando la decisione – la pronuncia della Suprema Corte accoglie uno dei motivi su cui questa difesa si era maggiormente concentrata sin dal primo grado di giudizio: l’assoluta incompatibilità dell’aggravante della premeditazione con il comportamento delle parti, lo stato dei luoghi, i tabulati telefonici e la grave e conclamata patologia psichiatrica del signor Chameck. Auspico quindi che nel processo che proseguirà in Corte d’Appello possa aprirsi un nuovo scenario in punto di quantificazione della pena".
Atika Gharib fu uccisa in maniera atroce: strangolata e poi data alle fiamme, con uno straccio intriso di liquido infiammabile infilato in gola proprio dall’ex compagno, con cui aveva avuto una relazione. La trentaduenne aveva cacciato di casa l’uomo, che aveva abusato della figlia 15enne (il 43enne è stato condannato in via definitiva a due anni e dieci mesi per violenza sessuale, ndr), un mese prima dell’omicidio. Ma Chamekh, prima di lasciare l’abitazione, aveva rubato i documenti di Atika. E proprio per riavere il passaporto la donna aveva accettato, un’ultima volta, di vederlo. Un’ultima volta che, però, è stata fatale per la mamma marocchina. Chiara Caravelli