Joey arriva in punta di piedi, quando le luci della splendida sala di Strada Maggiore 23 non sono nemmeno ancora tutte accese. In largo anticipo, come gli ospiti più garbati. Si presenta con tutti, tende la mano per primo, non aspetta siano gli altri a farlo. Sorride, non di circostanza: tanti anni di Bologna hanno ormai bucato la cortina di assoluta riservatezza che si portava dietro da Montreal, anche se non perde mai quella gentile discrezione di chi starebbe volentieri lontano dai riflettori. Quelli come Saputo preferiscono le quinte, la scena la lasciano agli altri. Ha accettato però con piacere l’invito di Confcommercio Ascom che ha deciso di dargli un riconoscimento pubblico per l’enorme investimento fatto sul Bologna e su Bologna, senza aspettare la chiusura del campionato: perché il finale non cambierà questa bellissima storia.
La cerimonia è fissata per le 10, c’è ancora un po’ da attendere, meglio rompere il ghiaccio. "Presidente è contento del pareggio dell’Atalanta?". La risposta tradisce tutta la voglia di Champions. "Ho visto, risultato inaspettato, del resto ora è dura per tutti – osserva il numero uno rossoblù –. Certo, la loro frenata ci lascia un po’ di rimpianti: avremmo potuto allungare. Ma il Monza è una bella squadra, difficile da affrontare".
Intanto arrivano i caffè. Il ’pres’ ha voglia di parlare del suo Bologna, non si sottrae alle chiacchiere, forse un po’ per esorcizzare questi giorni dove sogni e paure si litigano i pensieri. "Il mio rammarico è legato alla partita di Frosinone: lì non si è visto il solito Bologna...", commenta con il tono dispiaciuto di un tifoso qualunque. Come se non fosse l’uomo che in un decennio scarso ha speso qualcosa vicino ai trecento milioni di euro per mantenere una promessa fatta nel 2015 proprio dalle colonne del Carlino: in dieci anni vi regalerò un Bologna da scudetto. Intanto i rossoblù si sono arrampicati fino al quarto posto e da lassù vedono l’Europa vicinissima, quasi la possono toccare.
Colpisce un dettaglio che poi tanto dettaglio non è: quando si parla del suo Bologna, gli brillano gli occhi. "Questa squadra gioca davvero davvero bene", rivendica Joey. Nel frattempo, arrivano anche l’amministratore delegato Claudio Fenucci e Gianluca Galletti, ex ministro e presidente di Emil Banca. I discorsi prendono un giro largo, finiscono in Canada, ma poi tornano sempre lì, sulla Champions, anche se nessuno osa pronunciare quella parola.
Il tempo del caffè è finito, Joey non può più sottrarsi al palco e a una sala gremita di bolognesi, ambasciatori di una città che nutre un sentimento profondo per il presidente della rinascita.
"Non sono uno che parla tanto – premette a scanso di equivoci –. Da quando sono arrivato qui ho lavorato insieme ai miei collaboratori per rafforzare il legame, che ritengo fondamentale, tra il Bologna e il territorio che rappresenta. Ho sempre pensato che una squadra di calcio non debba essere soltanto un’organizzazione sportiva, ma che possa diventare un formidabile veicolo di diffusione di valori e di sostegno per le forze imprenditoriali della città".
Il presidente di Ascom, Enrico Postacchini, il direttore generale Giancarlo Tonelli e Valentino Di Pisa, presidente dell’Associazione Commercianti RossoBlu, gli consegnano una targa e una maglia da calcio rossoblù personalizzata con il nome e il numero 1. Saputo posa contento. Il vicedirettore del Carlino, Valerio Baroncini, gli regala una copia del giornale del 25 settembre 1964, giorno della nascita del presidente canadese, con alcune lastre vere e proprie delle prime pagine più significative da quando siede sul trono rossoblù.
"Il Carlino è un’istituzione della città, il Bologna un simbolo – spiega Baroncini –: vogliamo omaggiare una persona che ha investito tanto sul territorio". Joey è sinceramente colpito da tutto questo affetto. Soprattutto quando si parla di ‘Vetrine rossoblù’, l’iniziativa lanciata da Ascom e sposata anche dal nostro giornale, che sta colorando tutta la città. "L’iniziativa dei commercianti mi scalda molto il cuore – sottolinea Saputo –: l’ho sempre detto che se siamo qui è per la città di Bologna, vogliamo che la squadra sia amata dai tifosi, che la spingano".
Il finale del suo saluto poi è benzina sul fuoco della Champions: "Dieci anni fa, quando arrivai a Bologna, dissi che avrei voluto portare questo club a essere rispettato nei rapporti con le altre società e sul terreno di gioco come squadra e ci siamo riusciti. Dobbiamo vivere alla giornata, non si conosce il domani: la cosa più difficile ora sarà rimanere a questo livello. Ma tutti i miei investimenti servono a far crescere il club, per l’amore che ho per questa squadra e perché vorrei vedere il Bologna grande come era una volta". Esplode un applauso travolgente.
Joey si disfa appena possibile del microfono. Ma non si sottrae all’affetto e ai selfie. Del resto, questa è ormai la sua città.