
Chiusura splendida e di grande atmosfera, ieri sera, con la musica di Raphael Gualazzi, un artista di grande sensibilità che sa bene come parlare con la musica, ascoltando però attentamente i luoghi dove va a suonare.

Gualazzi, per lei il Resto del Carlino cosa rappresenta? "Con il vostro giornale ho un bel rapporto di amicizia e sostegno. Un rapporto che, devo dire, è sempre rimasto costante in questi anni".
La relazione di un musicista con la stampa può essere di grande attesa, ma anche di ansia. Lei come la definirebbe? "Io sono fortunato, ho sempre letto cose molto belle. La musica non è una competizione, è bene ricordarlo, e in quanto forma d’arte è qualcosa che ha dei tratti di unicità. Quindi sono felice quando leggo articoli dove è la musica a essere protagonista, più che l’artista".
Che brani ha scelto di suonare per la festa a Palazzo Re Enzo? "Ho scelto di suonare quello che sentivo, perché non faccio mai una scaletta. Mi faccio ispirare dal posto, dal tipo di architettura, dall’atmosfera. Il primo brano è un divertissement su alcuni temi di Thomas Fats Waller, pianista jazz americano. Il secondo brano l’ho conosciuto tramite Count Basie e Joe Williams, è Please send me someone to love, il terzo è il mio Madness of love, ovvero la versione dedicata all’Eurovision della canzone vincitrice di Sanremo 2011. Non ero mai stato a Palazzo Re Enzo e mi piace quando suono in queste stanze grandi con questo reverbero naturale. Quando l’elemento acustico vince su ogni tecnologia mi piace molto".