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Omicidio Gaggio Montano, lo sfogo dell’indagato: "Non conosco la vittima"

"Lei non è mia cugina. Non la conosco". Poche parole di rabbia sputate davanti a una telecamera della Rai, prima di rinchiudersi in casa proprio a pochi metri dove venerdì è stato ritrovato il corpo senza vita di Natalia Chinni. Nega ogni cosa, ogni addebito, ogni bordata che gli arriva addosso l’unico indagato per omicidio aggravato dai futili motivi. Da liti di vicinato, vecchie ruggini sfociate in tribunale ma "risolte dai legali". La sua porta e quella della seconda abitazione della ex insegnante di inglese e cugina di primo grado, distano una decina di metri e sono divise da una corte aperta. Secondo le accuse ad ammazzarla sarebbero stati i pallini sparati da distanza ravvicinata e frontalmente da un fucile da caccia. Arma che al momento non si trova ancora. L’altro pomeriggio i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno portato alla luce alcune cartucce da un punto preciso dove scorre il fiume Reno, tra Silla e Marano.

Settantadue anni come Natalia, ex dipendente di banca, il bolognese sotto inchiesta in passato era in possesso di una licenza di caccia, poi scaduta e più rinnovata. Inoltre deteneva regolarmente alcuni fucili, poi tutti rivenduti: nella perquisizione in casa gli inquirenti non hanno trovato nulla che potesse ricondurre a qualche arma. "Le cartucce trovate verranno valutate – spiega uno dei suoi avvocati, Franco Oliva – anche se al momento non mi pare vogliano dire granché. Lo sfogo davanti alle telecamere? Normale in una situazione di forte stress".

n.b.

Nuove perquisizioni a Gaggio