REDAZIONE BOLOGNA

Lo choc al Dopolavoro ferroviario: "Mai problemi, ma qualche sospetto"

La presidente Marzia Pasotti: "Ultimamente non vedevano più spesso Omar"

La presidente Marzia Pasotti: "Ultimamente non vedevano più spesso Omar"

La presidente Marzia Pasotti: "Ultimamente non vedevano più spesso Omar"

"Mercoledì mattina mi sono trovata la Guardia di Finanza in ufficio, che mi ha chiesto di poter accedere ai locali. Dopo ho saputo che cosa è successo, siamo tutti basiti e sconvolti". È ancora incredula Marzia Pasotti, la presidente dell’associazione Dlf Bologna, dopo la maxi inchiesta delle Fiamme Gialle che ha portato all’arresto di Omar Mohamed, legale rappresentante di due società (la ‘Mangia semplice’ srl e la ‘Gioka’ srl) che effettuano attività di ristorazione, con la pizzeria ‘Pizzartist’, e sportiva (campi da calcetto e beach volley) all’interno del parco del Dopolavoro ferroviario.

"Omar l’ho conosciuto nel 2014 – racconta – davanti a un notaio quando abbiamo stipulato il contratto. Inizialmente lui era molto presente all’interno del parco, poi con il passare del tempo veniva sempre più sporadicamente. Da quando un anno fa è uscita l’inchiesta di Libera ‘Il mondo nascosto del Dopolavoro ferroviario’ ammetto di aver iniziato a guardare Mohamed con occhi diversi. Quando ieri ho letto dell’operazione della Guardia di Finanza sono rimasta senza parole, per poco non ho pianto. Quello che posso dire è che noi con Omar non abbiamo mai avuto problemi, sarei bugiarda a dire il contrario".

Nonostante questo, Pasotti ci tiene a sottolineare "la totale estraneità del Dlf rispetto a quanto successo" e a "prendere le distanze da chi si è reso responsabile dei reati che vengono contestati". Una notizia che all’interno di quello che è considerato il cuore pulsante della vita sociale della Bolognina, ha colpito tutti dai gestori ai lavoratori. Un’area che, tra l’altro, è in attesa di essere riqualificata con la scadenza fissata dal Pnrr al 2026. "Siamo fermi – conclude la presidente dell’associazione – e non abbiamo più avuto risposte da nessuno, il che ci ferisce molto. Non avendo la sicurezza di un proseguo del contratto con la proprietà (Rfi e le società collegate) non possiamo investire e, di conseguenza, intervenire. Il rischio, a oggi, è che i lavori non partano nemmeno".

Chiara Caravelli