Bologna, 19 aprile 2024 – Fermi, si sbaracca. Dopo cinque giorni convulsi e intensi, si chiude l’occupazione in via Mazzini. Domani e domenica i ragazzi la trascorreranno a ripulire al liceo. Una protesta che, però, lascia degli strascichi, come si evince dalla lunga lettera scritta dai prof del liceo agli occupanti. Un testo a tratti molto duro che mette in fila quanto accaduto, soprattutto giovedì, e che si chiude in modo amaro: ora, “per noi, è impossibile pensare di poter instaurare una proficua collaborazione al tavolo paritetico” con gli studenti.
L’esordio: “Pur condividendo alcune delle istanze presenti nel manifesto pubblicato dagli studenti, siamo a esprimere il nostro disappunto e la nostra profonda delusione per le modalità con cui le studentesse e gli studenti hanno deciso di manifestarle”. L’occupazione è “uno strumento inflazionato e appartenente ad un immaginario che la dice lunga sulla volontà e sulla capacità di pensare a forme di protesta nuove ed efficaci”. E’ anche “un atto illegale”.
E comunque “il motivo per cui sin da subito abbiamo chiesto di convertire l’occupazione in autogestione è il problema della sicurezza. Nulla quindi di politico”. Memori dell’occupazione di due anni fa, “abbiamo fatto presente agli occupanti che il nostro edificio ha una struttura tale per cui è impossibile evitare l’ingresso di esterni, il che mette a repentaglio in primo luogo l’incolumità degli studenti, ma anche la sicurezza di tutte le apparecchiature presenti a scuola, necessarie per la didattica”.
I docenti ricordano poi i furti e i vandalismi verificatisi in questi giorni. Per questo un gruppo di prof “ha sostenuto il dirigente (Fulvio Buonomo, ndr) in un’opera complessa di mediazione con gli studenti, per convincerli a proseguire la protesta senza però rimanere la notte”.
Durante questa lunga giornata gli studenti “hanno mostrato totale assenza di fiducia nel corpo docente e mancanza di volontà di collaborare seriamente, tanto da averci tenuto al freddo fuori dalla scuola dalle 13 alle 19.30 e da aver rifiutato un incontro con tutti noi”.
Solo dialoghi sporadici con alcuni portavoce. “Alle 19.30 il dirigente, accompagnato da tre docenti, ha cominciato un confronto, terminato alle 23.30, durante il quale le studentesse e gli studenti hanno esposto le condizioni per liberare la scuola durante la notte. Dopo aver trovato un accordo con gli occupanti su come gestire tutti i punti, gli studenti hanno posto come ultime condizioni l’impegno da parte del Dirigente di non annullare i viaggi di istruzione e di non far ricadere sul gruppo degli organizzatori la responsabilità dell’occupazione. Siamo molto delusi dal fatto che queste ultime richieste mostrino la totale mancanza di senso della realtà e di responsabilità nei confronti della comunità scolastica”.
Tali decisioni, infatti, coinvolgono “gli organi collegiali, cosa che gli studenti dovrebbero sapere, se conoscessero il funzionamento di quella scuola che tanto criticano. Scuola che, tra l’altro, garantisce a tutti numerosi spazi democratici per esprimere il proprio dissenso e le proprie proposte che regolarmente non vengono sfruttati”. Ecco perché l’occupazione “appare più come una chiusura che un’apertura al confronto con il corpo docente”.
I danni al liceo Fermi
I danni, appunto. Al pari degli atti vandalici e gli immancabili sgorbi sulle pareti e l’apertura degli estintori. Tra la prima e la seconda notte di occupazione, gli occupanti, dopo aver percorso la scala antincendio, hanno spaccato il vetro di una finestra.
Sono entrati nel laboratorio e hanno rubato cavi per l’amplificazione della festa che si teneva in cortile e delle casse nuove di zecca. Si verificherà se l mixer buttato a terra sia ancora funzionante. Poi hanno sfondato una porta.
Tra mercolì e giovedì notte, altra festa altri danni: rientrati nello stesso laboratorio al primo piano, i ragazzi hanno sfondato un plexiglass, poi hanno scardinato e divelto gli armadietti dei professori buttando all’aria materiale didattico, hanno rubato un pc (si spera solo uno) e materiale informatico.