REDAZIONE BOLOGNA

Sindaco Lepore: “Sul New York Times un insulto. Bologna dipinta come un mangificio di mortadella”

Il primo cittadino risponde alla recensione sul giornale americano che parla della città come di un ‘inferno turistico’ riconosciuta solo per il cibo, elencando i motivi per cui invece è molto gettonata come meta dai turisti di tutto il mondo. Di Benedetto: “Lettura radical chic”

Il sindaco Matteo Lepore replica alla recensione negativa apparsa sul New York Times, che definisce Bologna una città solo dipendente dalla vendita di mortadella

Il sindaco Matteo Lepore replica alla recensione negativa apparsa sul New York Times, che definisce Bologna una città solo dipendente dalla vendita di mortadella

Bologna, 10 agosto 2024 – Dalle pagine del New York Times è venuta fuori una recensione negativa per la città di Bologna, che è stata definita ‘tourist hell’ in quanto l’overtourism avrebbe peggiorato la qualità della vita. Non solo per la maggiore presenza di turismo, ma soprattutto perché ‘La Grassa’ avrebbe preso il sopravvento su ‘La Turrita’ e ‘La Dotta’.

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, non ci sta e ha risposto per le rime con una lettera: “Di solito evito di replicare ai luoghi comuni su Bologna, ma questa volta non posso esimermi giacché a parlarne è il giornale più letto al mondo, il New York Times. L’articolo è a firma di tale Maria Sala, una giornalista che afferma di essere nata sotto le due torri, ma vive all’estero e scrive da Hong Kong. Come Sindaco voglio esprimere la mia più forte indignazione nei confronti di chi insulta la nostra città dipingendola come un mangificio di mortadella e anche per questo ho deciso di scrivere direttamente al prestigioso giornale americano evidenziando il danno di immagine prodotto nei nostri confronti”.

"L’articolo è un ‘guest essay’”

“In verità, l’articolo è un ‘guest essay’, quindi non rappresenta editorialmente le opinioni del New York Times – continua Lepore – e questa giornalista non lavora per il New York Times. Sono pezzi ospitati dalla testata per presentare una ‘diversità di opinioni’ che magari contraddice quella editoriale. Ogni anno, lo stesso giornale pubblica un numero sempre maggiore di propri articoli che al contrario elogiano Bologna e l’Emilia-Romagna, proprio per la loro bellezza e accoglienza. I visitatori internazionali, specie gli americani, sono innamorati di noi e questo è un fatto".

“Bologna la dotta vive ancora”

“Negli ultimi anni, siamo diventati una città nuova, è vero. Il numero di giovani artisti che la scelgono per la sua Accademia di Belle Arti è in costante aumento, così come si contano sempre più imprenditori del settore digitale con connessioni oltreoceano. La nostra Cineteca e il Cinema Ritrovato sono un successo mondiale”, elenca Lepore. “La manifattura ricerca personale specializzato e le persone attive negli ambiti culturali e creativi sono oltre trentamila, un record italiano. L’innovazione e la capacità di quella ‘Bologna la dotta’ che la giornalista dice essersi fermata sono vive eccome. La nostra Università e la sua Business School scalano i ranking mondiali, mentre la rigenerazione urbana delle aree dismesse raccoglie sempre più interesse da investitori nazionali e internazionali. È tutto oro quello che luccica? Come sindaco progressista ho sempre affermato che mai mi sarei adagiato sulla ricchezza, per cercare invece di ridurre le diseguaglianze e le ferite di una crescita evidente”.

La querelle sulla ‘città dei taglieri’

“Bologna è attraversata dai fenomeni che toccano tutte le città occidentali avanzate, come l’arrivo delle piattaforme per gli affitti brevi e il riscaldamento globale, ma rimane una città dotata di un welfare solido e in grado di allargarsi di anno in anno. Tutti viviamo le stesse contraddizioni ma, vi assicuro, nessuno penserebbe mai di definire Bologna una città con cervello, cuore e occhi intasati di mortadella. Infine, lasciatemi dire la mia sulla famigerata querelle sulla “città dei taglieri” che tanto pare attanagliarci. Premesso che le botteghe che la giornalista dice essere sparite sono scomparse ormai da oltre vent’anni, sono arrivati in Italia il turismo e prima ancora la liberalizzazione delle licenze del commercio. Molti parlano a proposito di overturism, noi da anni ce ne occupiamo promuovendo la destinazione metropolitana per fare crescere il territorio appenninico, ad esempio, non solo il nostro Quadrilatero. Abbiamo unito Modena e Bologna proprio per questo nel turismo. Da tempo, non spendiamo più un euro in promozione della destinazione, ma tutto nella cura della qualità dell’accoglienza e sostegno alle imprese del settore. Per questo mi arrabbio se in Aeroporto i viaggiatori sono costretti a sedersi a terra. Il cibo è sempre stato un elemento identitario di Bologna, ma sono cultura e paesaggio il motivo per cui da fuori vengono a visitarci. Se mi dite di via Orefici, sì, vi rispondo che è una via turistificata e che dobbiamo rivederne qualità e funzione, ma giù le mani da Bologna. Avercene nel mondo di città così, e siatene orgogliosi”, ha concluso il primo cittadino.

Di Benedetto (Lega): “Lettura radical chic”

Anche il capogruppo Lega Bologna, Matteo Di Benedetto, ha commentato l’articolo del Nyt: “L’articolo della giornalista che ha scritto un pezzo per il New York Times dove ha ridotto Bologna alla vendita incontrollata di mortadella è figlia di una lettura radical chic e al di fuori della realtà, di chi vuole trovare qualcosa di cui lamentarsi con l’ambizione di sembrare intelligente, proponendo interpretazioni sprezzanti dei fatti con la pretesa di farle risultare intellettuali e approfondite. A Bologna vi sono molti negozi che vendono mortadella? Sì, non è di per sé un male. È un prodotto di successo della tradizione culinaria bolognese, così come tanti altri. La cucina bolognese è un vanto per tutti noi. Si possono ridurre le cause dell’emergenza abitativa all’aumento del turismo? No. L’aumento del turismo può essere un’opportunità. Le amministrazioni di sinistra che si sono susseguite nel tempo non hanno saputo gestirlo, al contrario ingessando il piano urbanistico [...] Si è deciso scientemente di paralizzare la città e l’offerta abitativa non ha dato alcuna risposta alla domanda. Scaricare la responsabilità sul turismo, come se non si potesse fare nulla sul resto e quello fosse l’unica causa dell’aumento dei costi delle case, è sbagliato e miope”.