Riccardo
Rovelli*
Siamo in mezzo alla crisi, e che sia un mal comune non è certo motivo per esserne meno preoccupati, anzi. Nel secondo trimestre di quest’anno, fatturato e produzione industriale in Emilia-Romagna sono diminuiti di oltre il 19%, ed il fatturato verso l’estero di quasi il 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (Dati Unioncamere E-R). E neanche prima stavamo troppo bene: tra il 2007 ed il 2018, il PIL regionale era cresciuto solo di mezzo punto percentuale.
Sarà possibile uscire da questo lungo declino e dall’attuale recessione? Credo di sì. Ma l’Emilia-Romagna non potrà uscirne da sola. La questione è: come stimolare una ripresa ’intelligente’? Ossia come approfittare degli stimoli monetari della Banca Centrale Europea e delle risorse fiscali (i famosi 209 miliardi) per uscire dalla recessione ma anche per riprendere quel processo di crescita che abbiamo abbandonato da almeno vent’anni? Sono diversi gli elementi necessari per concorrere a questo rilancio. Ne elenco cinque: riorganizzare i mercati e le politiche del lavoro, accelerare la decarbonizzazione e la riconversione verso la eco-sostenibilità, accelerare la trasformazione digitale, adeguare ad essa il sistema educativoformativo, indirizzare molti interventi verso il sistema sanitario.
L’Emilia-Romagna (e Bologna in particolare) è ben posizionata nei settori industriali e nei servizi "ad alta intensità di conoscenza". Sono la chiave per la crescita della produttività e dell’occupazione. Ma le imprese non possono essere lasciate a navigare da sole nell’incertezza e nell’incoerenza delle norme e degli incentivi.
*Professore Unibo
di Economia Politica