Da gennaio, l’Emilia-Romagna aprirà all’aborto farmacologico a domicilio. Con una determina del 9 ottobre, infatti, la Regione ha aggiornato il protocollo per l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), integrando una modalità che permetterà alle donne di poter decidere come portare a termine il percorso di interruzione, dando loro la possibilità di poterlo fare anche a casa, sempre seguite dai professionisti: infatti, sarà possibile ricevere assistenza con la telemedicina e sono previsti comunque due accessi in ambulatorio. Una modalità che garantisce "la sicurezza e la tracciabilità dell’intervento", visto che "il percorso inizia all’interno dei servizi sanitari in regime ambulatoriale, nell’ambito di una presa in carico complessiva della donna", spiega la Regione, che renderà operativa l’opzione a domicilio a partire dal primo gennaio 2025.
Ma come funziona concretamente l’iter? Il metodo farmacologico dell’Ivg si basa sull’assunzione, a 48 ore di distanza, di due pillole: il mifepristone, conosciuto come Ru486, e una prostaglandina (misoprostolo o gemeprost). La Ru486 causa la cessazione della vitalità dell’embrione, mentre l’assunzione della prostaglandina ne determina l’espulsione. Nel percorso di aborto farmacologico a domicilio, sarà la seconda pillola, quella di mosoprostolo o gemeprost, a essere consegnata alla paziente, che potrà assumerla direttamente a casa.
Attenzione, però: la supervisione e il controllo medico-sanitario non termina con la consegna della pillola di prostaglandina. Anche per l’opzione a domicilio è previsto che siano eseguiti due accessi ambulatoriali: il primo per valutare la situazione e assumere il primo farmaco; il secondo, invece, per la visita di controllo, passati 14 giorni ed eseguito un nuovo test di gravidanza che attesti l’avvenuta interruzione.
La prima pillola abortiva, dunque, sarà sempre somministrata in consultorio o in ospedale, mentre la seconda sarà consegnata alla paziente fino alla nona settimana di gestazione. Questa nuova modalità amplia la libertà di scelta delle donne, che in Emilia-Romagna hanno ora tre possibilità: l’interruzione chirurgica, in regime di day surgery e quella farmacologica in ambulatorio o a domicilio. La decisione, quindi, spetta alle donne, che "possono anche scegliere se concludere la procedura a domicilio – spiega Elena Castelli, del settore assistenza territoriale della Regione –: il percorso inizia in consultorio o in ambulatorio, poi è prevista l’attività di telemedicina. La donna non viene lasciata da sola. Poter assumere il secondo farmaco a domicilio permetterà a più consultori di occuparsi della procedura farmacologica".
Mariateresa Mastromarino