CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Le carte, il bicchiere, l’accendino. I simboli di una vita che non c’è più. Al Velodromo ricordi e lacrime

In via Piave gli oggetti e i bigliettini lasciati dagli amici vicino alle fotografie del sedicenne ucciso

In via Piave gli oggetti e i bigliettini lasciati dagli amici vicino alle fotografie del sedicenne ucciso

In via Piave gli oggetti e i bigliettini lasciati dagli amici vicino alle fotografie del sedicenne ucciso

Un bicchiere di birra lasciato a metà. Qualche sigaretta e un accendino. Tre carte da briscola. Il marciapiede tra i civici 4 e 6 di via Piave è il doloroso racconto dei sedici anni di Fallou Sall. Spaccati di una vita che da mercoledì sera non c’è più. Nel punto in cui il giovane è stato ucciso con una coltellata al cuore, è un continuo via vai di persone. C’è chi si ferma a lasciare un ricordo, chi guarda quella distesa di fiori e foto e tenta di dare una spiegazione a una tragedia che ha colpito tutti.

"Riposa in pace campione, Fallou vive. La tua squadra, la tua famiglia", si legge su un foglio lasciato di fianco alla maglia dei Doves Bologna, società di football americano dove il giovane giocava. Una ragazza arriva insieme alla madre, lo sguardo è fisso sulle immagini di un Fallou sorridente in compagnia di mamma Danila e papà Mao. Si avvicina, lascia un biglietto, piange.

"Caro Fallou – si legge – vola su in alto e riposa in pace. Sei stato un ragazzo magnifico e d’oro, rimarrai nel cuore di tutti. Ti ho voluto tanto bene e te ne vorrò sempre. Sei stato un eroe, grazie per tutto quello che hai fatto, veglia da lassù tutti noi, sarai il nostro angelo custode. Elena". C’è un silenzio quasi irreale in via Piave, spezzato solo dal pianto di chi non riesce a trattenere il dolore. In questo pezzo di strada tra l’ospedale Maggiore e il parco del Velodromo è come se il tempo, da mercoledì sera, si fosse fermato. Venerdì pomeriggio una folla di amici e conoscenti si è stretta intorno al dolore dei genitori di Fallou e della nonna materna, Loredana. Oggi, a tre giorni dall’omicidio, rimane solo un grande vuoto. L’assenza di un figlio, di un nipote, di un amico, di un compagno di squadra o di scuola. L’assenza di un ragazzo e dei suoi sedici anni. Una signora che abita nella palazzina di fronte a dove è avvenuto l’omicidio esce di casa con lo sguardo basso, si appoggia al muretto e scuote la testa: "Non voglio crederci", dice, accarezza la foto di Fallou e se ne va.

"La vera amicizia rende inseparabili – è la frase scritta su uno dei tanti biglietti lasciati dagli amici – e niente, neanche la morte, può separare i veri amici. Ora che non ci sei più tutto è diverso, ma niente potrà cambiare l’affetto che ci legava e la nostra amicizia resterà sempre viva così come vivo resterà il desiderio di poterti riabbracciare ancora". Su entrambi i lati della strada, dove mercoledì sera una pozza di sangue era la testimonianza di una morte assurda, gli amici hanno lasciato alcune scritte con una bomboletta spray nera: "Fallou vive" e ancora "Sei morto da eroe". Poi la rabbia nei confronti del sedicenne accusato dell’omicidio, una rabbia iniziata nei giorni scorsi sui social con messaggi di odio e minacce di morte – come ad esempio "Se esci dal carcere stai tranquillo che entri sicuro in una bara" o "Adesso 15 anni non te li toglie nessuno" – e portata avanti dalle parole di alcuni ragazzi venuti in via Piave a ricordare Fallou.