
"Ho sicuramente imparato prima a cantare che a parlare". È una lunga storia, quella che lega Laura Stella alla musica...
"Ho sicuramente imparato prima a cantare che a parlare". È una lunga storia, quella che lega Laura Stella alla musica lirica. Parte da un papà melomane, passa per Mina, studiata alla perfezione a 14 anni, e arriva sotto le Torri, con un difficile debutto preparato in poco più di una settimana. Stella, nata ad Alghero 31 anni fa, è un giovane talento della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale. Quando il cast di Un ballo in maschera è rimasto orfano dell’indisposta Anastasia Bartoli nella parte di Amelia, è toccato a Maria Teresa Leva e a Laura Stella – che appunto debutta stasera alle 18 – sostituirla. L’opera verdiana, in scena fino a sabato al Comunale Nouveau, viene presentata nell’allestimento di Daniele Menghini; sul podio, Riccardo Frizza.
Stella, era preparata a questa eventualità?
"No, non ero pronta a debuttare, soprattutto dal punto di vista psicologico. È una bella responsabilità, sia per me sia per il teatro che mi espone".
Chi l’ha aiutata?
"Il direttore Frizza è stato fin da subito dalla mia parte. Abbiamo parlato delle sue intenzioni, di come affrontare i passaggi vocali più difficili e risolverli nel minor tempo possibile".
L’anno scorso ha frequentato la scuola dell’Opera del Teatro Comunale. Come mai ha deciso di iscriversi di nuovo?
"Sì, ho deciso di seguirla per un secondo anno. Sono cresciuta tantissimo professionalmente, la voce è maturata studiando il repertorio giusto".
Che repertorio ha studiato?
"Sono un soprano drammatico, mi concentro soprattutto sullo studio delle opere di Verdi. Mi sono avvicinata anche al verismo, nonostante dicano che sono ancora giovane per affrontarlo".
Che cosa cerca in un personaggio? "L’emozione. Preferisco un’interpretazione sentita con una nota imperfetta a una tecnica impeccabile ma asettica. Il mio approccio segue il metodo Stanislavskij: cerco di capire chi è il personaggio e di trovare i punti di contatto con il mio mondo interiore".
Quali sono i punti di contatto tra lei e Amelia di ‘Un ballo in maschera’?
"Amelia è un personaggio combattuto. Prima in guerra con se stessa per un amore proibito, poi in preda alla disperazione. Per quanto riguarda me, confesso che non è solo il mio timbro ad essere drammatico (sorride, ndr), anche come persona tendo alla disperazione e all’esagerazione. Le emozioni che prova Amelia sono emozioni che ho provato o che ho sentito molto vicine nel corso della vita". Chi può dire sia stato il suo Maestro? "Massimo Cavalletti. Durante il Covid avevo smesso di studiare; grazie a lui, bravissimo baritono che ha intuito il mio talento, mi sono riavvicinata al canto. All’interno della scuola il mio riferimento tecnico è Luciana D’Intino".