REDAZIONE BOLOGNA

L’antisemitismo e il conflitto israelo-palestinese . In un mondo in sviluppo non c’è posto per l’odio

L'antisemitismo, radicato nella storia, si riaffaccia oggi nel contesto israelo-palestinese. La guerra alimenta odio e violazioni dei diritti umani, richiedendo un impegno per la pace e la giustizia universale.

L’antisemitismo è un fenomeno basato sull’intolleranza, la discriminazione e l’odio nei confronti degli Ebrei. Tale fenomeno era già presente in epoca romana e medievale, ma è nel periodo nazista che l’odio verso questo popolo è arrivato al suo apice. Oggi l’antisemitismo sta tornando a prendere vigore a causa della guerra israelo-palestinese. Israele è accusata di commettere crimini contro l’umanità e ciò provoca odio verso la sua popolazione. Nel conflitto entrambi i popoli hanno delle rivendicazioni: l’obiettivo di Israele è quello di raggiungere la sicurezza e di eliminare i gruppi terroristici che la minacciano; invece i Palestinesi vorrebbero essere riconosciuti come uno Stato. Schierarsi a favore o contro un popolo rischia di far aumentare le tensioni fra i due Paesi e di promuovere la guerra, quando invece bisognerebbe sempre promuovere la pace. Molte volte in tempo di guerra i diritti umani vengono a mancare e i civili vivono in condizioni disumane, perciò è necessario schierarsi a favore dei diritti di tutti i popoli e contro tutte le ingiustizie, a prescindere dal popolo che le commette.