"Oggi per l’ultimo saluto a don Giovanni Nicolini saremo in tanti". Mentre alla Diocesi di Bologna arrivano da ieri tanti messaggi di cordoglio, Chiara Pazzaglia, presidente delle Acli di Bologna, ricorda "il prete degli ultimi", che dal 2017 al 2022 è stato assistente spirituale delle Acli nazionali e nel 2019 ha anche partecipato con l’associazione al pellegrinaggio in Terra Santa.
Che assistente spirituale è stato don Nicolini?
"Intanto mi piace ricordare che, a differenza di altre associazioni, la scelta dell’assistente spirituale è proprio una nostra prerogativa. Don Nicolini venne scelto dall’allora presidente nazionale Acli Roberto Rossini per il suo impegno e la sua attenzione ai migranti, agli emarginati, ai poveri, ai carcerati".
Chi era don Nicolini?
"L’ultimo erede del cattolicesimo democratico alla Dossetti, tema fondante per le Acli. Ci mancherà molto il suo carisma, la sua capacità di prendere posizioni forti e scomode".
Crede che al giorno d’oggi questo coraggio manchi?
"Il tema dei cattolici in politica resta un argomento d’attualità. Ma vedo molto timore a esporsi... Mi fa sorridere che la morte di don Nicolini arrivi pochi giorni dopo la lettera del vescovo di Reggio Emilia, Giacomo Morandi, in cui si chiede a chi ha incarichi in Chiesa (accoliti, catechisti, diaconi...) di non candidarsi alle elezioni, specificando, poi, che le parrocchie non sono i luoghi in cui fare politica. Parole sulle quali don Nicolini non sarebbe stato d’accordo".
La pensava diversamente?
"Quand’era assistente spirituale delle Acli ha sempre partecipato alla vita politica dell’associazione. E non ha mai abbandonato la tendenza a prendere posizione, in maniera ferma. La nostra tradizione, del resto, è questa. In parrocchia non si fa campagna elettorale, ma i movimenti, dalle Acli all’Azione cattolica al sindacato cattolico, hanno sempre trattato i temi più scomodi".
Qual è il ricordo del "prete degli ultimi" che più le rimarrà impresso?
"Era il 2017. Portammo don Nicolini dall’arcivescovo Matteo Zuppi per gli auguri di Natale. Si conoscevano bene e Zuppi gli chiese del suo impegno nell’associazionismo cattolico. Don Nicolini gli ricordò che in tasca aveva la tessera della Cgil e non quella delle Acli... Il giorno dopo recuperammo, facendolo diventare ufficialmente aclista. Ma sapevamo che don Nicolini non era una persona che si sarebbe adeguata alle circostanze...".
Quale insegnamento vi lascia don Nicolini?
"Si è impegnato per gli ultimi, dalla Caritas al carcere della Dozza, mostrando sempre una grande attenzione per la persona. Per lui non valeva la distinzione che alcuni fanno tra cattolici di destra – attenti alla vita nascente – e cattolici di sinistra – attenti più a migranti e carcerati. Per don Nicolini (e come dovrebbe essere per ciascun cattolico) la vita è una vita e basta: ci ha insegnato soprattutto questo. Non a caso, dei carcerati diceva: il detenuto non è il suo reato, è una persona".