"La scelta è di costruire il futuro e di voler bene all’Italia. Non vogliamo bene al nostro Paese se alziamo muri. Il prossimo deve essere un concittadino con cui costruire il domani". Sbatte i pugni sul tavolo il cardinale Matteo Zuppi, durante il primo incontro della nona edizione del Festival della Migrazione, ‘Europa-Africa andata e ritorno: i cammini e le storie che rigenerano l’Italia’, che si terrà fino a sabato. Intervenuto in città, insieme all’europarlamentare Stefano Bonaccini (in collegamento) e la direttrice di Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e Luce! Agnese Pini, il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna ha parlato di migrazioni. "Mi vergogno che nel Mediterraneo ci sono ancora bambini che muoiono. L’illegalità si combatte con la legalità – spiega –. La paura e la polarizzazione sono cattive consigliere". Il cardinale affronta anche i temi dell’accoglienza e di sviluppo e sostegno all’Africa. "Ritrovare l’anima dell’Europa – parla -. L’Africa è il continente che crescerà di più, sarà decisiva un’unione con l’Europa sulle politiche da adottare".
Sul futuro è intervenuto anche Bonaccini: "Nessuno può permettersi di accogliere tutti, ma parlando solo alla pancia del Paese non si risolvono i problemi – attacca l’europarlamentare -. Migranti in Albania? Tutta propaganda. In Europa nessuno segue questa via e poi accoglierebbe un numero esiguo delle persone che arrivano".
Bonaccini è piuttosto deciso, invece, sulla cittadinanza, raccogliendo anche l’approvazione del cardinale: "La nazionale di volley femminile che ha vinto l’oro alle Olimpiadi è l’emblema dell’Italia di oggi: ragazze figlie di italiani, tedeschi, russi, ivoriani, nigeriani, allenate da un argentino. La legge sulla cittadinanza è del 1992, un periodo diverso rispetto a oggi. Chi nasce e studia qui dev’essere italiano e di persone che arrivano da altre parti del mondo ne abbiamo bisogno". L’ex presidente della Regione conclude sulla sicurezza: "Non tutti i reati vengono commessi dagli stranieri, ad esempio i femminicidi sono commessi perlopiù da italiani – aggiunge -. Tuttavia, tante volte la politica parla solo quando a commettere un reato è un cittadino straniero".