"È la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la nostra montagna era già martoriata, ora è stata ferita ancora più pesantemente. Tutto questo è davvero molto triste". Il senatore Pier Ferdinando Casini (video), da bolognese doc, ama la sua terra e il suo Appennino. Un Appennino sfregiato dalla tragedia della centrale idroelettrica di Bargi, nel Comune di Camugnano, ma già alle prese con problematiche insistenti che, negli ultimi anni, hanno sempre di più intaccato la serenità e la qualità della vita dei residenti. Casini arriva all’impianto di Enel Green Power affacciato sul lago di Suviana per vedere da vicino le operazioni ancora in corso. Per assistere in prima persona al maxi spiegamento di forze dell’ordine e di soccorritori, che continuano incessantemente il proprio lavoro. Per toccare con mano la ferita della sua montagna.
Senatore Casini, che idea si è fatto?
"Questa tragedia colpisce tutti. Soprattutto Bologna. Ancora di più la nostra montagna. Una montagna che, negli ultimi anni, era già martoriata".
A cosa fa riferimento?
"Sappiamo che oggi vivere e lavorare in montagna è sempre più complicato e difficile. È in atto uno spopolamento, ci sono problemi enormi, c’è una popolazione che invecchia sempre di più e, non da ultimo, ci sono pochissime attività. La situazione non è semplice".
L’impianto di Bargi, in tutto questo, ha rappresentato negli anni un punto di riferimento capace di approvvigionare l’intero bacino idrico bolognese.
"Questa centrale è sempre stata un vanto per il territorio. Non ha mai dato problemi di alcun tipo ed è sempre stata all’avanguardia. E, francamente, tutto questo mi rende triste".
Le morti sul lavoro non si fermano. La strage continua.
"Bisogna però stare attenti: ogni situazione è diversa, ha le proprie dinamiche, non bisogna cadere nell’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Bisogna vedere e capire, prima di parlare. Qui, ad esempio, si era parlato di una catena di subappalti, mentre mi sembra di capire che non si è trattato di questo. E allora serve capire veramente com’è andata e non fare, almeno secondo me, processi sommari che non servono mai".
Cosa serve ora?
"Occorre arrivare alla verità e serve soprattutto ripartire, perché la montagna ne ha bisogno. La nostra montagna è ferita pesantemente per tutta una serie di motivazioni, e ora ci si è messo anche questo. E serve anche un’altra cosa…"
Che altro?
"Dobbiamo pensare alle vittime, pensiamo alle loro famiglie e a tutti coloro che stanno vivendo questo dolore enorme".