Bologna, 16 dicembre 2022 - Lo sciopero in occasione de ‘La Traviata’ sembra essere solo il primo atto. I lavoratori del Comunale sul piede di guerra annunciano, a poche ore dalla protesta indetta per lo spettacolo alle 19 di oggi, la volontà di "replicare lo sciopero" a ogni prima in programmazione. Una dichiarazione che fa seguito all’agitazione e alla tensione delle ultime settimane, culminata nell’incontro di mercoledì, nato per provare a trovare un punto di incontro tra le parti e terminato di colpo. Il grande freddo non è soltanto quello che aleggia su Bologna, ma quello che si respira tra le sale della cultura: difficile che la situazione possa cambiare nell’arco di poche ore e che lo sciopero venga scongiurato. "Ma noi resteremo svegli: anche dovesse arrivare una chiamata a notte fonda, ci saremo", tuonano insieme i rappresentanti dei lavoratori. "Non stiamo chiedendo soldi in più, stiamo chiedendo quanto è dovuto – chiosa Antonio Rossa di Dlc-Cgil –. I lavoratori rivendicano il premio di risultato previsto dall’accordo del novembre 2021 e sottoscritto dal sindaco. Se fino a giugno non sembrava ci fossero problemi, con l’arrivo dell’estate è cambiato tutto: il dubbio è che ci siano state spese impreviste in uscita e minori entrate, che ora ricadono sui lavoratori. Eppure stiamo parlando di un premio una tantum che nel 2021, come cifra complessiva, si è attestato sui 120mila euro. Non abbiamo trovato l’ascolto che meritiamo. Non sono stati neanche garantiti ticket per i parcheggi: questi professionisti sono costretti a pagarseli da soli. Per non parlare della mancanza di spazi dove, chi suona, può lasciare il proprio strumento".
I sindacalisti sventolano le buste paga: un lavoratore di quinto livello, con oltre 20 anni di esperienza e gli scatti di contratto accumulabili alle spalle, si trova a guadagnare 1.563 euro per tredici mensilità. Lo stipendio scende quando si parla di tecnici: un macchinista di livello 3B, senza scatti, si ritrova 1.200 euro, mentre un elemento dell’orchestra di profilo alto – un violinista di quarto livello – non prende più di 1.900 euro. "Il trasloco doveva essere un’opportunità per la città, mentre si sta rivelando un problema", sferza Giuseppe Rossi (Uilcom-Uil).
Le sigle puntano il dito contro Palazzo d’Accursio: nel mirino il sindaco Lepore (presidente del Consiglio d’indirizzo della Fondazione), "da mesi assente ai tavoli", ma anche lo stesso piano di ristrutturazione, che prevederebbe aspetti "ridondanti" – come una sala prove "non richiesta" e il ristorante – senza concentrarsi sull’ammodernamento complessivo della parte artistica (ad esempio, la ‘buca’), ma puntando su una riqualificazione della parte urbana, su via del Guasto. "Il costo del lavoro per il teatro è passato da 20milioni nel 2017 a poco meno di 13 milioni oggi – conclude Antonella Merini (Fistel-Cisl) –. I numeri dicono che il piano di risanamento del teatro è passato dalle tasche dei lavoratori: di fronte a questi dati, è possibile trovare una sordità tale? Abbiamo indetto lo sciopero con anticipo nell’auspicio si potesse arrivare a una soluzione, con i componenti del Consiglio d’indirizzo invitati a trovare nelle pieghe del bilancio quello che sarebbe un giusto ristoro, invece nulla. Oltre al piano di risanamento, i lavoratori devono pagare il trasloco?". Il sipario sulle proteste non cala e intanto, da Largo Respighi, informano che "nel caso in cui lo spettacolo non dovesse svolgersi, il Teatro provvederà a comunicare le modalità di rimborso".