ANDREA BONZI
Cronaca

La storia del Treno, tra curiosità e rinascita

"Ciao mamma, vado sotto il Treno". Anche se allora non c’erano post it, non era difficile negli anni ’70 e ’80, trovare avvisi del genere agli ingressi delle case bolognesi. E ti prendeva un colpo,...

Il Treno della Barca

Bologna, 4 settembre 2023 – “Ciao mamma, vado sotto il Treno". Anche se allora non c’erano post it, non era difficile negli anni ’70 e ’80, trovare avvisi del genere agli ingressi delle case bolognesi. E ti prendeva un colpo, se non eri del posto: in realtà significava solo che eri andato a fare una commissione sotto i portici del Treno, costruzione tipica del quartiere Barca. E su questa curiosa struttura si focalizza la puntata odierna de ‘Il Resto di Bologna’, podcast del Resto del Carlino che si può ascoltare gratuitamente scaricandolo da piattaforme come Spotify, Apple e Google podcasts.

IL PODCAST

Ma che cos’è il Treno? Questo lungo serpentone di appartamenti è stato progettato dall’architetto Giuseppe Vaccaro (1896-1970) sul finire degli anni ’50, per essere luogo accogliente per le famiglie di lavoratori, molti provenienti dal Sud Italia. Un edificio lungo e basso, con gli appartamenti su due piani e un portico sotto a proteggere la ‘passeggiata’ tra i negozi al piano terra. Come ricorda Alfonso Ivano Cavallina, residente storico della Barca, presto il Treno "si trasformò nel primo centro commerciale della città: sotto il suo portico c’erano attività artigiane, bar, negozi che lo rendevano il cuore pulsante della zona".

Negli anni, i problemi non sono mancati: il Treno ha perso gran parte dei negozi e la desertificazione ha portato povertà e degrado. La rinascita è iniziata: il Treno è stato incluso nei portici Patrimonio Unesco e ha preso il via anche la ristrutturazione delle facciate. Inoltre, la giunta ha messo a disposizione locali sfitti per associazioni culturali e con fini sociali. E ogni tanto sotto il Treno ci si può imbattere in ragazzi che girano corti e video, sfruttando l’ambiente autenticamente urbano. "Il lavoro da fare è ancora tanto, ma vedere bambini provenienti da tanti Paesi che giocano nel parco di fronte al Treno, dà speranza per il futuro", chiude Cavallina.