NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

La sopravvissuta: "Due ore sommersa, l’acqua fino al soffitto. Un sub mi ha salvata"

Gisella Arlotti intrappolata nell’abitazione invasa dalla furia del Ravone. I pompieri hanno soccorso anche sua madre, bloccata nella taverna. "Non riuscivo a chiamare nessuno: un’amica da Trieste ha dato l’allarme"

Bologna, 23 ottobre 2024 – Dieci centimetri tra l’acqua e il soffitto. Due ore immersa fino al collo, lottando per sopravvivere. Al buio, in equilibrio sui mobili, aggrappata al bastone della tenda. "Se non ce la faccio addio a tutti. Vi ho voluto bene": quando stava per svanire anche la speranza che qualcuno, tra vigili del fuoco e numeri d’emergenza, rispondesse, Gisella Arlotti aveva scritto così su Facebook. Ed è partita da lì una catena di chiamate, da Trieste a Bologna, per salvare la donna, 49 anni, dalla tomba d’acqua che stava diventando la sua casa, in via del Ravone. Non sapeva, Gisella, che a pochi metri da lei sua madre Paola era nella stessa situazione. Entrambe le donne, dopo ore di paura, sono state salvate dai vigili del fuoco.

La sopravvissuta: "Due ore sommersa,  l’acqua fino al soffitto. Un sub mi ha salvata"
Gisella Arlotti e quel che resta della sua casa in via del Ravone

Gisella, la sua casa è un cumulo di macerie, ma lei è viva.

"La persona più bella della mia vita è stato il sub che mi ha portato fuori. E che è rientrato per salvare anche il mio gatto".

Perché, malgrado l’allarme, era ancora in casa?

"La premessa è che in quella casa, costruita dal mio bisnonno, non era mai accaduto nulla. E il messaggio di allerta è arrivato, in tutto il condominio, solo a mio padre, che non ci ha dato troppo peso. Fosse arrivato a me, sarebbe stato diverso. Stavo comunque andando via da casa, quando sono rimasta intrappolata".

Cos’è successo?

"Ho cinque gatti, li stavo portando al sicuro. Avevo controllato il Ravone, era due metri sotto il livello della strada, i tombini erano liberi. Ero rientrata in casa a prendere l’ultimo gatto, Budino de Miao. L’avevo messo nel trasportino. E dalla finestra ho visto l’acqua. La porta si è bloccata, perché la pressione spingeva. Non potevo uscire neppure dalle finestre, che hanno le inferriate. Avevo il gattino sulle spalle. L’acqua saliva. I mobili nuotavano nella stranza. Ho pensato che sarei morta lì".

Ha chiamato i soccorsi?

"Ci ho provato subito, per un’ora, nessuno rispondeva. Quando l’acqua si è stabilizzata, ho visto che Budino era ancora vivo. Sono riuscita a metterlo su un mobile alto, più stabile degli altri. Mi tenevo aggrappata al bastone della tenda, solo la testa fuori dall’acqua e in mano il cellulare. Poco prima che il telefono si spegnesse, ho scritto addio ai miei amici".

Si sono subito attivati.

"Una mia amica che vive a Trieste ha chiamato i vigili del fuoco, che si sono messi in contatto con i colleghi di Bologna. Intanto la polizia mi aveva risposto. Ma prima di essere liberata è passata un’altra ora".

Perché?

"I pompieri non bastavano. Servivano i sommozzatori. Io sentivo le voci dei soccorritori fuori. Urlavo. Ma loro non sentivano me. Poi sono riusciti a sfondare la porta. E mi hanno raggiunta. Il sub mi ha detto: ‘Ora trattenga il respiro, ci immergiamo’. Mi ha tirata fuori. E poi ha salvato anche Budino. Sta bene, ieri ha dormito tutto il giorno".

Anche sua madre era nella stessa situazione, ma lei non lo sapeva.

"Mia madre era scesa al piano interrato a controllare. E l’acqua ha invaso la tavernetta. Si è ancorata a un quadro, vicino alle scale dove non riusciva a salire perché avrebbe dovuto, a più di 80 anni, immergersi. L’hanno tirata fuori in ipotermia e portata in terapia intensiva. Ora sta bene. Ma quello che ci è accaduto nessuno lo può dimenticare".