Moroni
"Il Pd deve consolidare il proprio cambiamento. E cioè il fatto di essere un partito di sinistra con posizionamenti chiari, non velleitari, che vuole trasformare la società. Non si tratta delle famose ‘larghe intese’, di trovare in tutti i modi i numeri per governare, ma vincere con le proprie idee. E credo che ogni partito di opposizione, che vuole essere un’alternativa di contrasto alla destra, debba fare questo". Federica Mazzoni, segretaria provinciale dei dem, ha le idee chiare su molti aspetti: alluvione, mobilità, casa. Ma ce l’ha anche sul nuovo corso piddì, avviato ormai con la segreteria di Elly Schlein, che sta portando il vero "cambiamento". Un cambiamento che, guardando alle elezioni regionali, dovrà fare da traino all’intera coalizione.
Mazzoni, non solo larghe intese, dunque?
"Ogni forza politica deve dare il proprio contributo per costruire la futura alleanza. Il Pd ha dimostrato di essere la prima forza in Liguria e non è bastato: dobbiamo essere generosi e responsabili, ma allo stesso tempo non è compito dei dem recitare tutte le parti della commedia. Si può favorire un clima di dialogo, ma ognuno deve fare la sua parte".
Con delle differenze?
"Da questo punto di vista guardo con rispetto a quanto accade nei Cinque stelle: spero trovino una sintesi. E in egual misura guardo alle forze più riformiste, per trovare ragioni che le facciano stare insieme. Quello che voglio dire è che l’alleanza non è un punto di arrivo, ma un inizio per governare assieme".
Non un Pd che si adatta, dunque, ma un Pd come punto di partenza.
"Non si tratta di dover cambiare il partito in virtù di cosa convenga di più, ma di partire da una piattaforma comune, togliendo di mezzo i personalismi".
Entriamo nelle maglie della campagna elettorale, partendo dall’alluvione.
"Quello che sta accadendo a Valencia fa capire come questi fenomeni determinino la nuova normalità, che dobbiamo affrontare con altri strumenti. Le scelte messe in campo a Bologna sono ancora più strategiche e importanti. Compreso il tram".
C’è chi dice che i primi milioni arrivati dal governo siano insufficienti.
"Non si tratta di cercare la colpa di chi ha fatto male o non ha fatto e il sindaco Lepore fa bene a voler collaborare: servono piani straordinari e quanto stanziato ora è insufficiente".
Occorre fare di più?
"Il governo dimostra che non ha capito quello che è successo. La risposta deve essere prioritaria e per ora non è arrivata: nella manovra vediamo tagli e risorse per la ricostruzione a partire dal ‘27, invece vorrei sottolineare che serve agire subito".
A Bologna emerge sempre il tema della crisi abitativa.
"I tagli dell’Esecutivo sono stati sulla scuola pubblica, cioè un valore imprescindibile, e sulla sanità, che rischia di essere privatizzata. Ma anche l’emergenza casa è un tema che non è stato colto a pieno dal governo: lo abbiamo visto anche in questa alluvione, con le persone che non hanno più un posto dove vivere. Il messaggio che deve arrivare da Bologna e dall’Emilia-Romagna è voler dire basta al gioco dello scaricabarile, come se gli enti territoriali possano far fronte a tutti i problemi. È una colossale menzogna per colpire cittadine e cittadini".