Nicoletta
Barberini Mengoli
Già dalla metà di giugno sono riprese le cerimonie nuziali. Sì, perché a causa del Covid, i matrimoni, gli eventi che avrebbero previsto la presenza di molte persone, quindi con possibili assembramenti, erano stati annullati e posticipati a data da definire. Ciò aveva portato disorientamento nelle coppie che volevano convolare a nozze, quelle nozze tante sospirate e più volte organizzate e disdette. In particolare è stata anche una grande perdita per l’indotto lavorativo che vive in funzione di questi eventi: mi riferisco non solo ai matrimoni celebrati in chiesa, ma anche a quelli civili, perché entrambi occasione di ritrovo e possibilità di contagio. Questa ripresa ha significato la gioia di tutti, forse ha anche determinato un maggiore entusiasmo, perché si ritornano a festeggiare l’amore, l’unione e la nascita di una nuova famiglia dopo tanto buio. Si sono riaperte le ville storiche con i parchi atti ai rinfreschi, i ristoranti hanno di nuovo addobbato le loro tavole, le cucine hanno iniziato a scaldare i fornelli per prelibati pranzi. La giostra organizzativa ha ricominciato a girare con la ricerca degli abiti per gli sposi, per i parenti e per gli invitati, ridando vita al settore abbigliamento caduto in crisi per varie ragioni. Soprattutto è tornata a vincere l’estrosità del wedding planner, quella figura professionale che presta alle coppie che stanno per sposarsi qualsiasi genere di consulenza per l’organizzazione di un giorno esclusivo. Quindi dai fiori per la chiesa a quelli per il ricevimento, ad idee fantasiose come la presenza di droni per filmare le nozze dall’alto, alle musiche di accompagnamento e quelle per le danze in chiusura serata assieme ai fuochi d’artificio, tutto è organizzato. La presenza del virus ha comunque sempre dato dei limiti, infatti quasi sempre per partecipare a questi eventi a giugno era richiesto un documento dell’avvenuto vaccino,
ora il green pass.