MARCO SIGNORINI
Cronaca

Immigrati, Confartigianato: “Diamo lavoro ai ragazzi dei centri d’accoglienza”

Amilcare Renzi, segretario dell’associazione, invita ad andare oltre a pregiudizi e ideologie "Promuovere corsi di lingua e tradizioni. Per l’integrazione serve conoscenza"

Amilcare Renzi, segretario Confartigianato Bologna Metropolitana

"I dati della ricerca del Centro Studi ci mostrano una fotografia dettagliata di un fenomeno di difficile soluzione che dobbiamo affrontare scevri da ideologie". A sottolinearlo è Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Bologna Metropolitana che conferma l’estrema necessità di lavoratori da parte delle aziende.

Secondo lei, l’immigrazione va trasformata in un’opportunità di crescita?

"Credo che non sia funzionale tenere dei giovani in sosta nei vari centri di accoglienza o nelle case famiglia quando potrebbero concretamente essere utili alle nostre comunità".

Cosa possiamo fare nei nostri territori?

"Dovremmo avviare un Patto di Territorio con la consapevolezza e l’intento di governare un processo di integrazione costruttiva, efficiente e sostenibile per la comunità. Questo significa ripensare l’approccio dell’emergenza, mettere da parte le legittime e opposte tesi e lavorare all’unisono per il bene delle nostre comunità e delle nostre imprese che, ripeto, hanno bisogno di personale. Per questo occorrono investimenti e una task-force di personale qualificato che affianchi questi ragazzi che arrivano nel nostro territorio e li accompagni nel loro cammino di piena integrazione e all’ingresso nel mondo del lavoro, sia come dipendenti, sia come imprenditori laddove vi siano le possibilità di sviluppare percorsi in tale direzione. Questo nella consapevolezza che l’ozio e la mancanza di dignità mantengono le persone ai margini della società, esponendole alle devianze e alle organizzazioni illegali, generando diffidenza reciproca".

Già. Ma con quali risorse?

"Faccio un esempio: sono stati erogati diversi bonus in questi anni. Ebbene si potrebbe mettere in campo dei bonus dedicati a quegli imprenditori che possono investire nel recupero di vecchi immobili oggi non utilizzati, finalizzandoli all’inserimento di nuovi lavoratori stranieri, ma facendo molta attenzione a non creare dei ghetti e assicurando un severo presidio di protezione contro le infiltrazioni malavitose. Si tratta cioè di favorire quella solidità che, assieme alla formazione professionalizzante e al contratto di lavoro, motiva le persone di buona volontà a dare il proprio contributo allo sviluppo economico e sociale della comunità. Queste persone avrebbero così, senza regali, la disponibilità di un primo alloggio da cui ricominciare".

Un progetto che però deve fare i conti con un’immigrazione in costante crescita.

"Questa opportunità non può essere per tutti, per ovvie ragioni. Ma, chi potrà averla dovrà superare delle verifiche di percorso e partecipare, dopo il lavoro, a corsi di formazione, di lingua italiana, di conoscenza delle nostre leggi e tradizioni. L’integrazione passa necessariamente dalla conoscenza".