REDAZIONE BOLOGNA

La prima condanna per il delitto Gozzoli: 18 anni di carcere

A Modena il processo con rito abbreviato al rumeno Petre Dabuleanu. Il presunto complice ventunenne sarà giudicato con rito ordinario.

I rilievi dei carabinieri nell’abitazione del delitto a Casinalbo di Formigine

I rilievi dei carabinieri nell’abitazione del delitto a Casinalbo di Formigine

"Non ha mai mostrato alcun pentimento. La sentenza non colma il dolore per la perdita di Alessandro, ma la parte civile reputa che un po’ di giustizia è stata fatta". E’ stato condannato ieri a Modena a 18 anni di carcere, con rito abbreviato, il rumeno Petre Dabuleanu, di 22 anni, accusato dell’omicidio in concorso di Alessandro Gozzoli, il 41enne di Bazzano trovato morto all’interno del suo appartamento di Casinalbo il 10 marzo di un anno fa. La vittima fu trovata nel letto, con mani e piedi legati.

La procura, nella persona del pm Francesca Graziano, aveva chiesto la medesima condanna: 18 anni di carcere. La stessa pronunciata ieri dal giudice Carolina Clò. La difesa del giovane, invece, aveva chiesto per l’imputato l’assoluzione o, in subordine, il riconoscimento dell’omicidio colposo. Ricordiamo che a processo, dinanzi alla Corte D’Assise c’è anche l’amico 21enne dell’imputato, che ha scelto appunto il rito ordinario e la prossima udienza è prevista per il 21 gennaio prossimo, data in cui saranno sentiti i teste della difesa, tra cui i consulenti. "L’imputato è stato condannato per rapina e omicidio, senza alcuno sconto di pena – ha dichiarato ieri l’avvocato di parte civile Rita Nanetti, uscendo dal tribunale, con accanto la sorella della vittima –. In nessuna delle udienze l’imputato ha mostrato pentimento. Questa sentenza non colma il dolore della perdita di Alessandro, però la parte civile reputa che un po’ di giustizia è stata fatta".

Il 41enne morì per asfissia meccanica acuta per un’azione così violenta che gli provocò la rottura della trachea, dopo essere stato legato e le indagini hanno ricostruito come a compiere il delitto, a scopo di rapina, erano stati i due giovani romeni, arrestati all’estero. Dagli accertamenti coordinati dalla procura era emerso come quella notte i due, dopo aver conosciuto la vittima in un locale felsineo, si fossero recati nella sua abitazione di Formigine.

Durante la serata, nell’ambito di un rapporto gli indagati lo avevano immobilizzato bloccandogli le gambe con lacci al letto e legandogli i polsi dietro alla schiena. Con estrema violenza i due amici lo avevano poi ucciso soffocandolo. Le indagini condotte nell’immediatezza dall’Arma avevano poi messo in luce come i due giovani si fossero allontanati a bordo della Lancia Y della vittima dopo avergli ripulito l’abitazione: gli indagati infatti si erano intascati carte di credito, il Notebook del 41enne, un portatile e un orologio. Uno dei due imputati era conosciuto nelle ‘chat’ di incontri: la sua iscrizione sulla App era legata alla ricerca di denaro e, quindi, ad organizzare serate durante le quali riuscire a portare a casa qualcosa. E così è stato anche quella notte. A risultare fondamentali alle indagini le testimonianze degli amici di Gozzoli. Ora si attende la conclusione del processo davanti alla corte d’Assise per il secondo imputato accusato del delitto.

Valentina Reggiani