Un passo decisivo, ma non ancora sufficiente, per salvare La Perla. Ieri, il Tribunale di Bologna ha dichiarato l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria per La Perla Manufacturing, il ramo produttivo del gruppo bolognese di lingerie di lusso, in stato di insolvenza da cento giorni. Una mossa che, al contrario della liquidazione, offre qualche garanzia in più per la continuità produttiva del sito. Sul tavolo dei commissari, poi, sarebbero già arrivate quattro offerte, sia italiane che estere, riguardanti l’intero gruppo. Già, perché ora la sfida è tenere tutto insieme: produzione, marchio (volato in Gran Bretagna) e parte commerciale.
A darne notizia, ieri, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: "Un primo passo per evitare il depauperamento del valore del gruppo Perla e del suo know how. Ora puntiamo a convogliare in amministrazione straordinaria anche La Perla Management e La Perla Italia. Convocheremo tutte le procedure al Mimit. Continueremo a monitorare da vicino la situazione e ad adottare con urgenza tutte le misure necessarie per assicurare il rilancio dell’azienda e la tutela delle sue lavoratrici". Entro cinque giorni, il Mimit nominerà il commissario o i commissari straordinari, presumibilmente confermando Francesco Paolo Bello, Francesca Pace e Gianluca Giorgi che al momento sono commissari giudiziali. Gli incaricati avranno due mesi per redigere il piano che porterà alla ripresa dell’attività produttiva e poi alla cessione.
La partita, a cui è appeso il destino di 300 dipendenti complessivamente, non è semplice: La Perla Manufacturing è vincolata da un contratto che la obbliga a vendere i suoi prodotti a La Perla Global Management Uk, quindi servirà l’ok dei liquidatori inglesi e dei curatori italiani a una deroga a quell’accordo. Poi andrà riattivato uno stabilimento fermo da mesi e con diverse problematiche da affrontare anche sul tema sicurezza: nei prossimi giorni i commissari incontreranno le dipendenti apicali. Serviranno anche finanziamenti per ripartire.
Tra le quattro offerte pervenute, scrive il Tribunale, una è del fondo Tennor, precedente proprietaria, che chiede una pesante dieta dimagrante dei dipendenti "per oltre cento unità", ma promette investimenti. Un’altra "ritenuta rilevante è stata presentata da una società italiana e riguarderebbe sia i marchi che gli asset produttivi italiani del Gruppo La Perla", scrive ancora il Tribunale. In campo c’era anche l’offerta vincolante di una società estera, valida fino al 7 maggio, per l’acquisizione dei marchi e di alcune partecipazioni. Per il Tribunale la conservazione dell’impresa è "obiettivo ancora perseguibile, purché si realizzino le condizioni indicate dagli stessi Commissari e più volte ribadite nelle sedi istituzionali". Soddisfatti i sindacati ("Ora si può rilanciare una realtà manifatturiera unica, il Ministero convochi tutte le procedure coinvolte") e l’assessore regionale Vincenzo Colla, che sulle offerte osserva: "Con Tennor abbiamo già dato..."
Andrea Bonzi