GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

La Perla, il piano per salvarla: "Bisogna evitare lo spezzatino"

Stefania Pisani, segretario Filctem Cgil: "Unire le tre realtà è l’unica strada per tutelare l’azienda"

Un presidio davanti l’azienda

Un presidio davanti l’azienda

Bologna, 14 agosto 2024 – "Bisogna trovare un linguaggio elegante e segreto, che parli del mistero femminile, che nasconda quel che di inesplicabile, ogni donna tiene chiuso nel suo intimo". Questa frase è tratta dal libro ‘Le donne che fecero l’impresa’, a cura di Katia Brentani e Lorena Lusetti. A pronunciarla fu Ada Masotti, fondatrice del marchio ’La Perla’ nel 1954 a Bologna. Settanta anni di storia nella moda del lusso e una parola chiave: qualità. Tuttavia da anni le lavoratrici dello stabilimento bolognese de ’La Perla’ sono appese a un filo. Dunque, "la situazione è senza dubbio delicata", ricorda Stefania Pisani segretario generale Filctem Cgil.

Pisani, l’azienda viene rimbalzata da un fondo all’altro ormai da oltre 17 anni. A che punto siamo?

"Partiamo dalla base, ovvero che il gruppo La Perla è diviso in tre parti: La Perla Global Management Uk, La Perla Italia e La Perla Manufacturing. Quest’ultima è in amministrazione straordinaria, mentre le altre due sono in liquidazione. Ora più che mai, dopo anni di vertenza, è un momento complesso".

Perché?

"Per risolvere una volta per tutte la situazione bisognerebbe raggruppare tutte e tre le aziende. La Perla Global Management Uk, però, ha sede in Inghilterra, dunque, causa Brexit, vige la normativa locale. Per questo siamo in attesa di un protocollo che unisca i due aspetti normativi (quello italiano e quello inglese)".

Spieghi meglio.

"È stato chiesto che la parte inglese e l’altra parte italiana in liquidazione vengano messe anch’esse in amministrazione straordinaria e poi unite tutte e tre per evitare ‘lo spezzatino aziendale’. Così da rendere più appetibile il marchio agli occhi di un futuro investitore ed evitare ulteriori speculazioni finanziarie".

Sono queste le istanze presentate al ministro Urso il 6 agosto al Mimit?

"Esattamente. Dobbiamo fare in modo che questo patrimonio italiano non venga disperso".

Cosa succederà a settembre?

"In caso non dovesse definirsi un protocollo, Urso convocherà una commissione a oltranza finalizzata a trovare un punto di unione ed evitare questo fantomatico ‘spezzatino’".

Crede che la situazione sia migliorata negli anni?

"L’accordo è la premessa per salvare tutto. Rispetto al passato la situazione è in avanzamento. L’azienda era destinata a morire sotto la scure del silenzio e della speculazione finanziaria".

Rivede qualche caratteristica di altre vertenze, come quella dell’Industria italiana autobus, nella situazione de ’La Perla’?

"’La Perla’ rappresenta un unicum: è la prima crisi transfrontaliera post brexit e quindi, il protocollo che attendiamo, sarebbe il primo in Europa".

Il prossimo passo è l’accordo?

"Il 16 settembre avremo un ulteriore incontro al ministero per comprendere gli obiettivi della commissione tecnica d’oltranza e quali sono le fasi successive che porteranno alla vendita. Intanto, il 2 settembre una parte della produzione riapre. Poi si vedrà".