REDAZIONE BOLOGNA

La Perla, avanti con il presidio in via Mattei

Le dipendenti de La Perla non mollano e rinnovano la loro intenzione di lottare: nonostante i conti correnti bloccati e l'Alta Corte di Londra che ha chiesto il fallimento, continuano a presidiare e a scioperare. Una lotta per il loro lavoro e il loro futuro.

"Finché non ci staccano la luce veniamo a lavorare". Non mollano le dipendenti de La Perla che, anche ieri in una partecipata assemblea, hanno rinnovato l’intenzione di continuare a lottare. Il presidio della pausa pranzo, nel piazzale del quartier generale di via Mattei, continuerà. La situazione non è nera, ma nerissima. Dopo che l’Alta Corte di Londra ha chiesto il fallimento degli uffici inglesi de ’La Perla Global Management Uk’ per debiti erariali, il 10 novembre gli stipendi dal fondo olandese Tennor del finanziere tedesco Lars Windhorst non sono stati pagati. E ora il rischio – con i conti correnti bloccati – è avere lo stesso copione anche il mese prossimo.

I sindacati, nel corso della riunione con i dipendenti (sono 324 a Bologna, la maggior parte donne), hanno fatto presente che la situazione è delicatissima. Il contesto è quello di un’azienda ormai in disarmo: la connessione Internet praticamente non va, i marcatempo non funzionano e si teme che anche le utenze non vengano più pagate.

Stefania Pisani della Filctem-Cgil di Bologna, però, cerca di tenere alto il morale: "La nostra voce non si spegnerà. Vogliamo continuare a combattere. Per il nostro lavoro. E per il nostro futuro". Conferma Mariangela Occhiali della Uiltec-Uil Emilia-Romagna: "Non vogliamo fare la fine dello stabilimento portoghese, dove da agosto i dipendenti non percepiscono stipendi e il sito è chiuso. Il nostro presidio non si fermerà".

Il 24 novembre, secondo round dello sciopero generale di Cgil e Uil, le lavoratrici dell’azienda simbolo dell’intimo di lusso che l’anno prossimo compie 70 anni, saranno presenti. E apriranno non solo il corteo di Bologna, ma saliranno anche sul palco per far sentire – di nuovo – la loro voce. Prossimo passo, ma ci vuole ancora tempo per organizzare la trasferta, sarà quello di ’traslocare’ il presidio a Londra, davanti alla sede legale della proprietà del marchio. Insomma, ’se Tennor non viene da noi, noi andiamo da Tennor’, è stata la decisione delle lavoratrici all’indomani del summit al ministero del 6 novembre.

Rosalba Carbutti