Né subito dopo aver commesso l’omicidio, né sei mesi dopo, in un interrogatorio durato circa due ore, nelle parole di Giovanni Padovani "emerge mai alcun riferimento a voci nella testa che gli dicono cosa fare". Ovvero uccidere l’ex compagna Alessandra Matteuzzi il 23 agosto 2022 in via dell’Arcoveggio. È quanto si legge nelle 131 pagine di perizia depositata nella tarda serata di lunedì e disposta dalla Corte d’assise presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, dove si conclude che il calciatore era in grado di intendere e di volere quando uccise Alessandra. Le voci, scrivono lo psichiatra Pietro Pietrini, il neuropsicologo Giuseppe Sartori e la psicologa esperta di test psicometrici Cristina Scarpazza, sono apparse nei racconti di Padovani solo il 12 giugno 2023, durante il primo incontro con i periti psichiatrici. E solo nel secondo colloquio, il 30 giugno, le voci assumono quasi il ruolo di movente dell’omicidio: "Mi rimbombavano nella testa e mi cominciavano a dire: ‘Aggredisci! Non capisci che è una trappola? Il martello, prendi il martello! Aggredisci! In quel momento le voci mi rimbombavano nella testa come se mi gridassero venti persone". Gran parte della perizia è composta dall’analisi di test psicopatologici e neuropsicologici a cui Padovani è stato sottoposto. Da questi emerge "una tendenza a esagerare, se non francamente simulare, sintomi psichiatrici e neurocognitivi".
Sintomi che i periti definiscono illogici, bizzarri e incoerenti con la patologia, come quando ai colloqui Padovani affermò: "Ho notato che la mia ombra si muove freneticamente anche se io resto fermo" oppure "credo che il governo abbia installato delle telecamere nelle luci degli stop per spiarmi". I periti evidenziano come dagli atti sia emerso un comportamento lucido e una capacità di pianificare, in quanto "nei mesigiorni precedenti all’aggressione, Padovani era pienamente consapevole di ciò che voleva ottenere con il suo gesto". Il 27enne era capace anche "di anticipare una strategia difensiva basata sul vizio di mente". Il 15 giugno 2022, in una chat con la squadra, scriveva: "Dovete promettermi che spiegherete alla gente che è successo perché ho sofferto e soffro, e spiegargli (...) che sono stato manipolato e non sono più capace di intendere e volere in modo lucido". Immediato il commento degli avvocati di parte civile che assistono i familiari di Alessandra, Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini: "Non possiamo che dirci soddisfatti di quanto accertato, ma non certo sorpresi; fin dall’inizio di questa vicenda, abbiamo manifestato come non vi fossero seri motivi per dubitare della capacità di intendere e di volere dell’imputato, anche se non ci siamo opposti allo svolgimento della perizia così da fugare ogni dubbio circa la lucida e premeditata volontà omicida dello stesso. Troppe volte abbiamo sentito dire che Padovani sarebbe stato affetto da problemi psichiatrici che lo hanno portato a compiere un gesto atroce, ma finalmente è stato appurato che nulla di tutto ciò risponde al vero: Giovanni voleva uccidere Alessandra e lo ha fatto, senza alcun pietà".
Chiara Caravelli