Una chiesa a "uso multiplo", (ri)aperta dal mattino per la lettura della Bibbia, ma che diventerà anche sala di lettura, scrigno d’arte da (ri)scoprire attraverso visite guidate e, fin da ora, luogo per conferenze. Un caso eccezionale, che si trova in via San Vitale, dove la Fondazione per le scienze religiose ha avuto in custodia dal cardinale Matteo Zuppi la chiesa di Santa Maria della Pietà per 19 anni. E questa nuova vita, che si intreccia con un forte messaggio di pace, si inizia a svelare domani alle 17 con l’incontro Interpretare la strage. Dossetti davanti al delitto castale di Montesole-Marzabotto con Paolo Barabino, Piccola famiglia dell’Annunziata, Enrico Galavotti dell’Università degli studi di Chieti-Pescara e la moderazione di Amina El Ganadi.
A raccontare lo straordinario recupero è Alberto Melloni, storico delle religioni, segretario della Fondazione nata nel 1953, con sede nel complesso di via San Vitale. "Recentemente il cardinale, visto che la vita della parrocchia era un po’ esaurita – veniva aperta ogni tanto la domenica per la messa – ci ha affidato Santa Maria della Pietà in uso multiplo, conservandola così al culto: alle 7,30 si alternano quattro persone per leggere la Bibbia e durante la giornata sarà sala di lettura e per conferenze. L’appuntamento di domani anticipa l’ottantesimo della Strage di Marzabotto e sarà anche l’occasione per mostrare cosa abbiamo fatto nella chiesa, che non si chiude, ma apre".
E che conserva opere importanti. Qui c’era la Pala dei mendicanti di Guido Reni.
"Rubata da Napoleone, venne riportata dal Canova che la diede alla Pinacoteca, allora pontificia, dove ancora si trova l’originale. In chiesa c’è una copia pregiata: si vedrà dalla strada grazie a una porta di vetro che apriremo lunedì. La pala ha la Pietà nella lunetta alta e abbiamo ripristinato il vecchio altare maggiore con tutti i candelabri per cercare di fare velo alla parte bassa e valorizzare quella in alto. Inoltre, abbiamo riportato la chiesa allo stato secentesco".
Qual è la storia?
"Quando venne proibita la mendicità in città, il Legato pontificio obbligò tutti i mendicanti ad andare a Porta San Vitale a cercare da mangiare. C’erano le prostitute a San Sigismondo, gli orfani a San Leonardo e i pazzi al Sant’Orsola: erano questi i luoghi dei poveri nella Bologna settecentesca. La chiesa però è diventata bellissima perché il cardinale Legato obbligò anche tutte le corporazioni cittadine ad abbellire un altare".
Qualche esempio?
"C’è un crocifisso del Mirandola, una Fuga in Egitto del Mastelletta, la prima opera che verrà restaurata. Noi abbiamo riportato in chiesa dopo 20 anni sei grandi quadri fatti per Santa Lucia, che poi rimase incompiuta: furono portati in san Vitale perché l’artista Fumiani si ispirò alle figure marginali della pala di Reni. Ci sono sei grande figure, all’altezza di 21 metri, che dialogano con la pala. Nel soffitto, abbiamo messo tre grandi vele con le encicliche Fratelli Tutti, Pacem in terris e il messaggio di Benedetto XV che definì la guerra un’inutile strage. In questa chiesa Guido Reni dipinse anche un San Rocco che Napoleone donò a Notre-Dame: dopo l’incendio è in magazzino, sarebbe bello che ce lo prestassero".
Come avete portato avanti tutto il progetto?
"D’accordo con il cardinale, abbiamo voluto dare un segno morale e intelletturale di pace, che per la Bologna di Zuppi è una seconda pelle. C’è uno scatto di profughi di un fotografo, perché la pietà di chi muore in guerra riguarda le madri di ogni religione. Fuori abbiamo messo una bandiera della pace con filo spinato, a cui qualcuno ha pure dato fuoco qualche settimana fa. Alle 8, ogni giorno, le campane suoneranno per chi morirà in guerra. Nella chiesa ci sono tre luoghi con riferimenti di pace espliciti. Un altare in cui abbiamo messo tutte le croci trovate: sono quelle che nessuno vuole portare. C’è un Gesù bambino fatto da un orafo settecentesco con dietro la frase del vangelo ’Non c’era posto per loro’ e a una statua del Sacro Cuore abbiamo messo il giubbotto che si dà alla gente salvata in mare".
Come un museo.
"L’obiettivo finale sarà di rendere lo spazio una sala di lettura, dalle 8.30. Il designer Andrea Anastasio ci ha regalato il disegno di tavoli di vetro; stiamo raccogliendo fondi, alcune imprese ci hanno già detto di sì. Nei prossimi mesi, poi, vorremmo che alle 18.30, quando chiude la nostra biblioteca, la chiesa diventi visitabile come un museo per un’ora".
Un progetto dietro l’altro.
"Ce n’è anche uno comune, nostro e della Johns Hopkins, per ripristinare il Giardino San Leonardo, oggi piazza di spaccio: in uno degli edifici del Comune vorremmo aprisse un ristorante kosher. Infine, vorremmo creare un Giardino dei Giusti con dodici ulivi nel giardino, contiguo, della nostra Fondazione".