"La nostra organizzazione sanitaria è piena di strutture di eccellenza, ma si è dimenticata del paziente. L’organizzazione va ripensata mettendo al centro la presa in carico". È un Daniele Corticelli a 360 gradi, quello che sta vivendo la campagna elettorale in vista delle Regionali, candidato con la lista civica ‘Elena Ugolini Presidente’. Prima l’idea di "una legge regionale sullo sport giovanile", poi la proposta-svolta sui taxi – riportata dal Carlino – attraverso cui si potrebbe arrivare a 1.500 ore di corse in più ogni giorno sotto le Torri, a parità di licenze, attivando il decreto nazionale che consentirebbe "ai titolari di licenza di avvalersi di sostituti alla guida, in turnazione integrativa". Oggi, il tema della sanità.
Corticelli, cosa intende con "ripensare l’organizzazione della struttura"?
"Va ripensata e rivoluzionata, soprattutto per i pazienti con malattie croniche, complesse, con patologie oncologiche, rare e invalidanti. Sono loro che oggi si trovano senza riferimento, dentro un sistema che non li aiuta, con disagi enormi".
Di che tipo, secondo lei?
"I pazienti oggi devono cercasi da soli visite ed esami e affannarsi nel tentativo di collegarle i servizi di cui devono usufruire".
Da qui, la sua proposta.
"Sì, e cioè passare da un modello di offerta della prestazione, cioè visite, esami e così via, a uno di presa in carico, centrato sulla domanda personalizzata del singolo paziente".
In che modo?
"Ogni paziente deve avere un riferimento preciso e qualificato, quindi un medico, un infermiere con nome, cognome e numero di telefono, che lo aiuti e gli garantisca date certe per avere una visita, tempi ragionevoli per fare un esame e una risposta certa per la sua patologia. Vanno valorizzati e responsabilizzati i medici di famiglia che, in un eventuale collaborazione con lo specialista, dovranno definire il piano e seguire il percorso di cura del malato. Nella logica della presa in carico, dovranno essere loro a diventare punti di riferimento sanitari certi per le famiglie".
C’è, però, chi solleva il tema della carenza di personale...
"Se si crea una rete, mettendo insieme un certo numero di professionisti, si sopperisce alla carenza. Dovremo creare strutture di medici associati di famiglia operativi 7 giorni su 7, dando loro un supporto adeguato di infermieri, che possano prendere in carico i pazienti, oltre che a personale dedicato per i servizi
di segreteria e burocrazia, oggi svolti direttamente in maniera assurda dal medico stesso".
C’è anche l’aspetto dell’aderenza alle terapie.
"Un tema cruciale: oltre il 40% dei pazienti ha problemi di aderenza. Con un riferimento certo avrebbero soluzioni immediate e a un costo molto più basso, sia per loro, sia per il sistema sanitario pubblico. Queste figure di riferimento, medici e infermieri che hanno la presa in carico, saranno il vero supporto ai pazienti e alle loro famiglie".
Francesco Moroni