Bologna, 25 luglio 2023 – La svolta green, fortemente voluta a colpi di legge ed ecoincentivi, affossata nel giro di un’ora dalla tromba d’aria dell’altro giorno. Dalla natura stessa: un paradosso. Eppure basta guardare le foto aeree del Ferrarese e del Ravennate per rendersene conto: impianti fotovoltaici come bombardati; cappotti, infissi e tapparelle degli edifici ridotti a groviera; tetti sbriciolati se non completamente divelti; pompe di calore crivellate.
Tutti interventi che diverse stagioni di incentivi – non da ultimo il Superbonus – avevano reso accessibili a molte famiglie che avevano scelto così di riqualificare energeticamente i loro immobili. E che adesso, invece, si ritrovano con le tasche piene di danni. “Che fare adesso? Chi paga?“, sono alcune delle domande (almeno una cinquantina quelle arrivate ieri a Ferrara) che hanno iniziato a raccogliere i Comuni, alle prese con cumuli di rifiuti speciali da smaltire e un potenziale allarme sanitario alle porte: il mesotelioma da cemento-amianto. Perché l’opera distruttrice della tromba d’aria è stata democratica, colpendo sia edifici nuovi o freschi di ristrutturazione (se non addirittura ancora in corso) come il molto vecchio, con decine di tetti in amianto andati pericolosamente in frantumi.
"Purtroppo ho visto immobili anche più danneggiati di quelli alluvionati", rileva Paolo Alberti Pezzoli, vicepresidente di Ance Emilia, ferrarese e imprenditore edile. Il suo caso è emblematico: da imprenditore si è ritrovato i tetti di quattro capannoni su cinque trafitti dalla grandine (video) e danneggiati diversi cantieri che doveva ancora consegnare. E da privato, lo stesso ’trattamento’ è stato riservato alla sua abitazione. "Sono nelle stesse condizioni dei miei clienti – continua –. In sedici anni di attività non mi era mai capitato di vedere bucarsi cappotti in questa maniera. Ciò che, come Ance, consigliamo a tutti di fare è un’ampia documentazione fotografica e una prima perizia con un tecnico d’impresa o un tecnico progettista. Verificare subito le coperture assicurative e monitorare eventuali sviluppi dalla Regione per possibili contributi".
Difficile, però, dare indicazioni valide per tutti: le posizioni sono le più svariate. E paradossalmente chi ha scelto di accendere mutui o finanziamenti per sostenere gli interventi di riqualificazione edile "ha certamente una copertura assicurativa prevista dalle banche a tutela dei beni". Altro capitolo sarà quello delle pratiche edilizie aperte, ossia dei cantieri non ancora consegnati: andrà visto caso per caso a chi compete cosa.
Quel che è certo è che al momento non è possibile procedere in autonomia alla rimozione degli oggetti danneggiati: inerti come i coppi o rifiuti speciali come i pannelli fotovoltaici e l’amianto non possono essere smaltiti se non da ditte specializzate. Già in queste ore, ha fatto sapere ieri l’assessore regionale all’Ambiente Irene Priolo, "emetteremo anche apposita ordinanza per la gestione dei rifiuti".
Intanto da Ravenna "si raccomanda di non movimentare i frammenti di amianto, ma di provvedere a bagnarli al fine di limitare la dispersione di fibre nell’aria", avverte il sindaco Michele de Pascale sui social. Un’allerta questa che ha subito fatto mobilitare anche l’Afeva-Associazione familiari e vittime amianto dell’Emilia-Romagna secondo cui "la legge 257 del 1992 ha messo al bando l’amianto nel nostro Paese, ma ha lasciato un vuoto nella gestione di milioni di tonnellate di amianto che continuano ad essere una minaccia per la nostra salute".