Una "lista di rottura", alternativa al "Governo eversivo di estrema destra e al sistema di potere del Pd in Emilia-Romagna". Un gruppo composito ma unitario, formato da Potere al Popolo, Rifondazione comunista e Pci, con un programma a favore del salario minimo, "contro il partito unico del cemento e le privatizzazioni, e per una regione demilitarizzata, per cui le armi non passino più dal porto di Ravenna". Si è presentata così, ieri mattina a Bologna, la lista messa in campo dalle forze di sinistra per le prossime elezioni regionali sotto un unico logo, che porta il nome di “Emilia-Romagna per la pace, l’ambiente e il lavoro”. Nella bandiera, listata di rosso, i simboli dei tre partiti che la compongono e un nastro con i colori della bandiera palestinese. Il candidato presidente è Federico Serra, 33 anni, delegato Usb, con impiego in una cooperativa sociale nell’ambito dell’emergenza abitativa. "Questa è una lista di rottura- afferma Serra- contro il partito unico del cemento, dell’appalto, delle privatizzazioni e del lavoro sottopagato, che dal campo largo fino alla destra ha prodotto salari bassi, meno servizi e povertà nella regione. L’obiettivo è costruire un’alternativa radicale, che rappresenti le giovani generazioni e il tema del precariato". Serra si scaglia prima di tutto contro i colossi della logistica, che "producono sfruttamento", difende gli stagionali e contesta i "tanti servizi pubblici dati in appalto alle cooperative".
Tra i candidati in lista ci sono anche Shihadeh Abder Razzasq, palestinese, in corsa nel collegio di Parma, e alcuni attivisti del parco don Bosco a Bologna.