FEDERICA ORLANDI
Cronaca

La lettera del giudice Gattuso: "Non ho niente da nascondere. Stanno tentando di intimidirci"

Ieri in tribunale l’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati aperta al pubblico. La toga finita nella bufera era assente, ma ha inviato un documento: "Dobbiamo essere liberi".

La Sala delle Colonne di via Farini piena per l’assemblea pubblica dell’Anm

La Sala delle Colonne di via Farini piena per l’assemblea pubblica dell’Anm

La Sala delle Colonne del tribunale di via Farini è gremita. Non c’è più neppure un posto in piedi, all’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati aperta straordinariamente al pubblico, indetta a tutela del giudice di Bologna Marco Gattuso dopo la bufera nata dal suo rinvio alla Corte di giustizia Ue della decisione sul tema del dl ’Paesi sicuri’ della premier Giorgia Meloni, legato al rimpatrio di un cittadino bengalese. E tutti i presenti si alzano ad applaudire il contenuto della lettera con cui il giudice Gattuso spiega il perché della propria assenza. "In questi giorni si è assistito al tentativo di trasferire l’attenzione per un provvedimento giurisdizionale, che può essere sempre oggetto di critica, ai giudici che l’hanno firmato, con un effetto intimidatorio di condizionamento nei confronti della magistratura". Perciò "ho scelto di non essere presente, per sottolineare come in questione non sia la vicenda che mi ha riguardato, ma ciò che è accaduto in questi giorni al diritto di ogni persona che il proprio giudice sia imparziale e libero da condizionamenti. Ho cercato tutta la vita di rispettare la dignità di questo lavoro non rinunciando a dire quello che penso e a vivere per quello che sono, perché credo che un giudice debba essere trasparente, ma non deve avere nulla da nascondere".

Presenti anche vertici di tribunale e procura, i presidenti dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, il deputato ed ex sindaco Virginio Merola, il delegato della Città metropolitana Sergio Lo Giudice, la segretaria Pd Federica Mazzoni, poi il presidente del tribunale Pasquale Liccardo e, a moderare gli interventi (di iscritti all’Anm, ma anche di rappresentanti delle diverse correnti e cittadini), il giudice Alberto Ziroldi. Ad aprire e chiudere i lavori, il presidente nazionale Anm, Giuseppe Santalucia: "Qui trovo una composta indignazione. È pericoloso se la giurisdizione viene condizionata o se si sposta l’attenzione dal provvedimento a chi l’ha emesso, per disegnare un magistrato ’nemico del popolo’, specie su un tema delicatissimo come il controllo dell’immigrazione clandestina. I magistrati sono terzi, ma non apatici: è grave additare la magistratura come chi ostacola le politiche di benessere della comunità. A noi non serve consenso, ma credibilità sì o si rischia una frattura".