MARTINA SPAGGIARI
Cronaca

La fabbrica dei capolavori: quasi 18mila visitatori per il Guercino

Ottimi numeri per la mostra in Pinacoteca. Fino all’11 febbraio a caccia di ’segreti’, dai collaboratori alle copie ’autentiche’

La fabbrica dei capolavori: quasi 18mila visitatori per il Guercino

Sono già 17.878 i biglietti staccati ad oggi per la mostra ’Guercino nello studio’, curata da Barbara Ghelfi e Raffaella Morselli in Pinacoteca fino all’11 febbraio e corredata, come sempre, di conferenze, approfondimenti e visite guidate. In particolare, venerdì 8 dicembre sono stati staccacti 538 biglietti; 589 il giorno dopo e 349 la domenica 10. "Una ’piccola’ esposizione" precisa ancora la direttrice Maria Luisa Pacelli che da qualche hanno sta transitando l’istituzione di nuovo al centro delle passeggiate dei bolognesi. Se ’piccola’ (relativamente) può essere come numero di opere esposte, la mostra ha però un taglio tutto suo, puntando l’attenzione su un ’dietro le quinte’ della creazione artistica che, in casa-Guercino, era una vera e propria industria, con specializzazioni, qualità alta e persino ’copie autenticate’. "Guercino – specifica – era un imprenditore, insieme al fratello Paolo Antonio Barbieri, ottimo pittore di nature morte, costruisce un vero studio, prima affiancando i fratelli Gennari e poi come titolari. A loro si aggiungono i collaboratori, che presto diventano ’famigli’, per matrimonio o parentela". Insomma Guercino e Paolo Antonio gestiscono un piccolo, fortunatissimo impero, sostenuto dal genio pittorico ma che ha i piedi ben piantati nelle dinamiche di mercato e delle committenze. Al punto da produrre ’in casa’ le copie.

"Il ’San Bruno in adorazione della Madonna’ ad esemprio – spiega Pacelli – era costosissimo: circa tre volte il prezzo normale di un quadro del genere. Le copie erano invece circa un quinto in meno... Potevano essere su commissione, o le tenevano già pronte in studio, per farle vedere. Oppure il bellissimo ’San Sebastiano soccorso da Irene’ che era una committenza del cardinale Serra: un conoscente lo vide e chiese un’altra opera. Guercino prese Irene e la trasformò nella Sibilla: splendida, e meno cara...". Il cambio di attributi iconografici da un modello all’altro è pratica consueta e così un Endimione è pronto a diventare San Sebastiano.

Insomma lo sguardo è un po’ di sbieco: di fronte a noi c’è un capolavoro, ma viene raccontato anche il mondo che lo ha prodotto: arte, artigianato, mercato. E il celebre ’Libro dei conti’, prestato dall’Archiginnasio, con le sue pagine aperte consente un tuffo emozionante nella quotidianità seicentesca: opere, committenti, pagamenti. Insomma, i conti dovevano tornare, eccome. E per chi vuole conoscere la tecnica pittorica, i pigmenti, o i segreti del restauro, è sempre molto frequentato il tavolo multimendiale. Come sono frequentatissime le conferenze che si tengono in aula Gnudi: il 17 gennaio l’appuntamento è affascinante: ’Guercino al microscopio: esperienze di cantiere diagnostico aperto’ a cura del Laboratorio del Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater. Il calendario comunque prosegue.

Passando da un ritratto a un’allegoria, in questo specchiarsi di capolavori in mostra, come scegliere quello per cui emozionarsi di più? "Se devo proprio – commenta Maria Luisa Pacelli – allora direi il ’San Sebastiano’ disteso in questa posa così inconsueta per Guercino, sdraiato con i piedi in primo piano, in cui il paesaggio è davvero uno stato d’animo, non si capisce se è un tramondo o un’alba. Però – ci ripensa – quello che mi emoziona di più in realtà è l’’Ortolana’, dipinta da Guercino con il fratello Paolo Antonio, specialista in nature morte. Proprio lui muore senza poterlo finire e il Guercino lo termina rendendo omaggio allo stile del fratello scomparso. È un atto d’amore".