A settembre dell’anno scorso si era sottoposta a una mammografia, il cui referto però rilevava solo alcune formazioni benigne. Otto mesi dopo, però, si è accorta che qualcosa non andava, avvertendo con le mani dei noduli al seno. Così, si è sottoposta a nuovi accertamenti, cui sono seguiti biopsia e diagnosi: tumore maligno. Poco dopo la donna ha dovuto subire un intervento chirurgico di mastectomia, accompagnato da cicli di radio e chemioterapia.
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Perciò ora la quarantenne ha deciso di sporgere denuncia contro il medico che eseguì il primo esame, ritenendo che la sua superficiale interpretazione dei risultati mammografici abbia ritardato la corretta diagnosi della neoplasia, portando a tutte le dolorose conseguenze che ne sono derivate.
Un fascicolo di indagine sulla vicenda è stato aperto dalla Procura, con il pm Luca Venturi. La donna, rappresentata dall’avvocato Chiara Rinaldi, lamenta che i trattamenti invasivi cui si è dovuta sottoporre si sarebbero potuti evitare se già dalla prima mammografia fossero stati suggeriti ulteriori controlli. La denuncia chiede quindi di accertare eventuali negligenze ed errori dal personale sanitario nell’interpretazione dei primi esami, che hanno portato al un grave ritardo nella diagnosi lamentato.
"Spero che quanto accaduto alla mia assistita non debba più ripetersi, e confido, come sempre, nella giustizia, affinché sia fatta luce sull’accaduto – commenta l’avvocato Rinaldi –. L’errore umano, soprattutto in campo medico, può sempre accadere, ma in certi casi è necessario, se non obbligatorio, portarlo all’attenzione di un giudice. Colgo l’occasione di invitare comunque tutte le donne a sottoporsi agli esami di screening, e a fare una buona prevenzione dato che, nella maggioranza dei casi, possono salvare la vita".