Alessandro
Gallo
Teodosic e Belinelli sono il presente e probabilmente il futuro. La Virtus si è compattata attorno alle due stelle designate e riconosciute. Milos che, sbarcato come un messia nel 2019, mostra lati e visioni della pallacanestro che a noi, comuni mortali, sembrano proibite. Poi, nell’autunno del 2020, il ritorno a Bologna di Marco Belinelli, dopo una lunghissima carriera nella Nba. E un titolo che lo pone direttamente nella storia, perché c’è solo un italiano che può dire di aver vinto un titolo Nba da giocatore. E il suo nome è Belinelli. Milos inventa, Marco finalizza. Alle volte si scambiano i ruoli ma, soprattutto, danno fiducia ai compagni. Che accanto a loro sono cresciuti. E che, in questi playoff, sono letteralmente sbocciati. Ci sono almeno quaranta minuti (di gioco) per stabilire se, la bella coppia, diventerà anche una coppia vincente. Ma la Virtus, in questi playoff, non ha sbagliato nulla o quasi. O meglio, gli errori li ha concentrati nella serie con Treviso, nei quarti, contro l’avversaria sulla carta più debole. Poi è stato un crescendo. Contro Brindisi, sicuramente penalizzata dai postumi del Covid. Ma, se si parla di Covid, la Virtus potrebbe anche alzare la mano e sostenere che forse, un anno fa, se non si fosse chiuso tutto con largo anticipo (il calcio per esempio è andato avanti), qualche titolo sarebbe arrivato.
Di Milano, che pure era quasi la candidata unica per la conquista del titolo, si dice che abbia patito la semifinale di Eurolega con il Barcellona. Quasi "sliding-doors" rivedendo quel tiro, che sulla carta sembrava facile, per uno come Kevin Punter. La Virtus ha avuto il merito di essere arrivata a questo punto al massimo della forza. Con un gruppo di italiani che fa la differenza: capitan Ricci, baby-Pajola, la freccia Abass. Uno zoccolo duro che regge l’urto e, in questo, bisogna riconoscere i meriti di Aleksandar Djordjevic, che l’ha fatto crescere. Ma stasera, tocca ancora a loro, a Belinelli e Teodosic, la bella coppia bianconera che sogna il tricolore.