Bologna, 28 febbraio 2024 – Proprio a 30 anni dalla morte di Kurt Cobain , avvenuta il 5 aprile del 1994 a Seattle, esce ’La notte in cui ho ucciso Kurt Cobain’ (Il Castoro) di Azzurra D’Agostino , scrittrice bolognese nata sul nostro Appennino, che per due anni ha lavorato su questo libro che è anche un progetto sull’adolescenza. O meglio: sul cercare di capire cosa rimane di noi quando decidiamo di uccidere la nostra adolescenza, spesso incarnata da una figura mitica, come fu Kurt Cobain, ad esempio. Protagonisti della storia che inizia il 10 maggio 1993 a Bologna, due ragazzi e una ragazza della nostra provincia, che adorano i Nirvana e che partiranno alla volta di Roma per conoscere il loro idolo e affidargli una lettera misteriosa. Poi si parla di demo di fotografie analogiche, di volantini fotocopiati, di fare una band: cose che non esistono quasi più ma che possono essere di ispirazione. Nel podcast di ogg i ’il Resto di Bologna ’ ascoltabile sul nostro sito, anche un ricordo del mitico concerto che nel 1991 i Nirvana tennero al Kryptonight di Baricella davanti a tanti giovani che vedevano nel trio il simbolo della loro generazione, finalmente riconosciuta con la sua autenticità intatta, a livello mainstream.
Azzurra D’Agostino, come nasce questa storia che ha nei giovani degli anni Novanta e nel loro grande guru Kurt Cobain, i suoi protagonisti?
"Io, adolescente negli anni ’90, volevo lavorare sull’adolescenza e riflettere su quel momento che è decisivo e ha tutto un magma di cose dentro e che ovviamente io potevo sentire anche ritornando a certe atmosfere. L’idea è che l’adolescenza sia un momento in cui avviene una rivelazione a se stessi, che poi rimane tutto il resto della vita in qualche modo, o comunque ci fai i conti".
Come?
"In parte tradendo, in parte confermando. E, naturalmente, la musica, in quell’età forse più che altri momenti, ma anche le cose che vedi, i libri che leggi, entrano in te in un modo in cui ti segnano anche di più, ti fanno un po’ gli occhi. Quindi volevo scrivere una storia sull’adolescenza, che parlasse però anche ai ragazzi e alle ragazze di oggi".
Come ha lavorato con gli studenti del liceo mentre scriveva il libro?
"Innanzitutto ho visto una certa discontinuità e differenza tra di loro e incontrandoli chiedevo delle informazioni. La prima domanda classica era: qualcuno conosce i Nirvana? E poi: chi è Kurt Cobain? Ho scelto Kurt Cobain perché la sua morte è stata un po’ uno shock per la mia generazione. È stato simbolo di una ribellione che voleva ribaltare il concetto di ambizione e successo come fondamento della vita. Kurt Cobain ha proposto un’altra idea di potere, il potere del sogno, della poesia. Quando è morto è stato un segno, come se tutto andasse male".