Bologna, 4 aprile 2023 – Un passo in più verso la verità sulla morte di Kristina Gallo, la giovane di 27 anni trovata senza vita nel suo appartamento di via Andrea da Faenza il 26 marzo del 2019.
E’ entrato nel vivo ieri il processo nei confronti di Giuseppe Cappello, 45 anni, l’ex della ragazza accusato di averla uccisa. L’uomo, difeso dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo, sta affrontando il processo con rito abbreviato condizionato all’audizione di alcuni consulenti, davanti al giudice Sandro Pecorella.
Oggi è iniziato il confronto tra i consulenti delle parti, in primis il medico legale Guido Pelletti, che per primo la Procura incaricò di esaminare il cadavere della giovane mamma – ritrovata dal fratello qualche giorno dopo il decesso, datato tra il 22 e il 24 marzo 2019, nuda, con le gambe sotto il letto e graffi sul corpo, attribuiti inizialmente al suo cane Rottweiler – e che stabilì si trattasse di una morte naturale. Solo in un secondo momento vennero incaricate dal procuratore aggiunto Francesco Caleca i consulenti Cristina Cattaneo e Biagio Leone, che ritenettero invece non vi fosse "alcuna prova che la causa di morte sia stata di tipo naturale", ma rilevarono "elementi suggestivi di una morte criminosa e dell’intervento di terzi nel determinismo del decesso". ’Terzi’ individuati poi in Cappello, il cui dna venne ritrovato sotto un’unghia della ragazza, materiale genetico che i medici ritennero risalente a "non più di qualche ora prima della morte", mentre l’imputato sostenne di non vederla da tre settimane. Inoltre lui stesso, in un’epoca compatibile con la morte delle donna, aveva presentato graffi rossi sul collo. Così, a luglio è stato arrestato, per omicidio aggravato dallo stalking.
Nell’aula bunker della Dozza si sono dunque confrontati i consulenti, compresi quelli nominati da parti civili – costituiti i genitori e il fratello di Kristina e la sua figlioletta di 11 anni, con gli avvocati Cesarina Mitaritonna e Francesco Cardile, e l’associazione che tutela le vittime di stalking ’La caramella buona’, con l’avvocato Barbara Iannuccelli – e difesa, Giuseppe Fortuni e Roberto Nannini. Tema centrale, valutare se le posizioni opposte dei medici legali sulla morte naturale o meno siano inamovibili. Per la consulente di parte civile Donatella Fedeli, la morte sarebbe stata causata da una "asfissia meccanica violenta", cioè strangolamento. Il dottor Pelletti invece, a domanda dell’avvocato di parte civile Iannuccelli, avrebbe risposto di "propendere leggermente per la morte naturale". Per l’accusa, su quell’avverbio si gioca la partita.
«I punti cardine delle conclusioni del dottor Pelletti sono tre – commenta l’avvocato dell’imputato, Bordoni –: sul corpo non sono stati rilevati segni di compressione di collo, naso e bocca, punti ’tipici’ del soffocamento indotto. Gli organi interni non presentano petecchie, segni indiretti di una morte asfittica, e non fu rilevato un enfisema polmonare iperacuto, come avrebbe dovuto di fronte a strangolamento o soffocamento. Il medico ha poi confermato che il quadro sulle cause della morte resta incerto. Speculare su percentuali di probabilità non ha senso nel processo retto dalla regola del ragionevole dubbio".
L’avvocato Iannuccelli è invece "molto soddisfatta: siamo passati da una certezza assoluta, dal ’si esclude una causa violenta’ per la morte, a una ’leggera’ propensione. Il quadro è cambiato. Si è sgretolato un macigno sulla strada della verità per Kristina". "Nessuno dei consulenti della difesa è riuscito a fornire spiegazioni plausibili sulle singolari modalità di rinvenimento della vittima. È emerso come non sia possibile effettuare una valutazione meramente medico-legale senza associarla alla situazione dei luoghi e alle condizioni di rinvenimento della giovane", sottolineano invece gli avvocati Mitaritonna e Cardile.