REDAZIONE BOLOGNA

Korchak: "Werther è poeta, vive di fantasia"

Il grande tenore da stasera sul palco del Comunale Nouveau con il capolavoro di Massenet, diretto da Riccardo Frizza

Dmitry Korchak-Werther e Annalisa Stroppa-Charlotte in scena al Comunale Nouveau (ph Ranzi)

Dmitry Korchak-Werther e Annalisa Stroppa-Charlotte in scena al Comunale Nouveau (ph Ranzi)

Torna l’opera ’Werther’ di Jules Massenet questa sera al Comunale Nouveau (ore 20, con repliche fino a domenica), nell’allestimento del 2016 firmato da Rosetta Cucchi, che si rivelò uno degli spettacoli più eleganti e suggestivi passati al Comunale nell’ultimo ventennio. Sul podio Riccardo Frizza, per la prima volta impegnato in quest’opera; in scena un protagonista d’eccezione: il tenore russo Dmitry Korchak, fra i tenori oggi più ambiti dai teatri d’opera, che torna a cantare a Bologna dopo un ’Così fan tutte’ di 10 anni fa e un concerto come direttore d’orchestra lo scorso anno. "Fa piacere essere richiesto nel mondo – commenta Korchak – ma è ancor più importante esserlo per progetti significativi e per ruoli adatti alla propria voce. A volte bisogna saper dire di no, o perché non è più l’epoca di ripetere certi ruoli sostenuti in gioventù, oppure non è ancora il momento di affrontarne dei nuovi. Provai a cantare ’Werther’ a Savona già nel 2008, ma capii subito che era troppo presto; così l’ho messo da parte, mentre oggi è una delle opere che canto più volentieri. Qui la voce deve riuscire a fronteggiare un’orchestra potente, che entra in scena come un ulteriore personaggio e non si limita ad accompagnare. Oggi non canterei più il Rossini leggero con cui ho iniziato la carriera, ma il Rossini serio è ancora perfetto per me. E senza sentirmi ristretto alla tipologia di ‘cantante rossiniano’. A meno che con ‘rossiniano’ non vogliamo dire ‘raffinato’ e ‘tecnicamente preciso’. Il Belcanto italiano è infatti l’origine e la base della vocalità operistica, da cui partire per affrontare anche altri repertori: è quella scuola che, dopo 25 anni di carriera, mi aiuta a tenere la voce flessibile e fresca. Ma ora sento arrivato il momento giusto per il repertorio romantico francese".

Arriveranno anche Verdi e Puccini?

"Verdi forse sì: qualche titolo l’ho già affrontato. Ma per Puccini è necessario avere un altro tipo di voce, con più ‘carne’. Se non mi sento comodo in un ruolo, ne perdo l’interesse. Ma dirigere Puccini, questo sì. La mia carriera avrebbe dovuto indirizzarsi alla direzione d’orchestra; ma poi è spuntata una voce da tenore che chiedeva di essere valorizzata. Oggi ho ripreso la direzione, forte dei miei studi giovanili che mi hanno aiutato anche a fare il cantante; ed ora l’esperienza del canto posso riversarla sull’orchestra".

Se Charlotte gli avesse detto ‘Sì!’, Werther avrebbe smesso di essere Werther, la cui natura è lamentarsi per il suo destino.

"Werther è un poeta: vive una realtà distorta dalla sua fantasia letteraria, come Lenskij in ’Evgenij Onegin’ di Cajkovskij. Un giorno lontano dall’amata è per loro un’eternità. Massenet dipinge musicalmente Werther con una ricchezza di indicazioni espressive che pretendono un interprete raffinato, e non soltanto una voce che canta. È questo che cerco di fare nella mia interpretazione di quel ruolo". Marco Beghelli