Bologna, 22 ottobre 2023 – Andrea Iavarone non è più al Pratello. Il giovanissimo assassino di Chiara Gualzetti, uccisa a 15 anni nel parco dell’Abbazia di Monteveglio a una manciata di passi da casa da quel ragazzo che pensava un amico e per cui aveva preso una cotta adolescenziale, è stato trasferito in un carcere minorile in Sardegna.
Una scelta - sembra - slegata da motivi disciplinari, ma più verosimilmente riconducibile alla volontà di allontanare dal contesto bolognese il ragazzo, condannato a 16 anni e 4 mesi, il massimo della pena prevista per i minorenni in abbreviato.
Una circostanza che emerge in un giorno molto difficile per Vincenzo Gualzetti, il papà di Chiara, che da pochi mesi ha perso anche l’amatissima moglie Giusi, strappata da una feroce malattia.
Venerdì, infatti, sarebbe stato il compleanno della donna, avrebbe compiuto 59 anni. Ma papà Vincenzo non ha potuto stringerla tra le sue braccia.
"Venerdì mi sono svegliato pensando a come sarebbe passato il compleanno di Giusi se niente di quello che è accaduto fosse mai successo – racconta Vincenzo –: noi eravamo abituati a portarle, appena svegli, i regalini. Uno da parte mia, uno di Chiara, comprati assieme. Invece, in queste mattine sono qui, solo, che penso alla mia vita di due anni e mezzo fa e a quella che è adesso".
Un dolore straziante, una ferita che sanguina ogni giorno. Vincenzo ha affidato il suo pensiero a Facebook: "Continuo a sopravvivere con l’odio nel cuore verso quel ragazzo sognando che un giorno la vita me lo faccia incontrare per spiegargli bene il danno e il dolore che ha causato".
Un post amaro, che Gualzetti ha voluto spiegare, per non essere frainteso: "Credo – dice – che questo ragazzo debba capire il male che ha fatto non solo a me e alla mia famiglia, che ha devastato, ma anche al trauma che ha creato agli amici di Chiara; ai suoi stessi amici e alla sua famiglia. Alle sue sorelline, che hanno subìto e stanno subendo le conseguenze di quello che ha fatto".
Una consapevolezza che però, per Gualzetti, difficilmente Iavarone riuscirà a raggiungere: "Dubito fortemente – spiega infatti Vincenzo – che lui possa capire tutto il male che ha fatto, perché altrimenti nel corso del processo avrebbe mostrato segni di rimorso, pentimento. Non lo ha mai fatto. Questo mi fa pensare che lui proprio non sia in grado di capire e non lo sarà mai. Adesso la mia vita è vissuta con l’odio nel cuore. Nessuno lo può capire, se non chi c’è passato. Si va avanti, in una vita a metà che non sa più di niente. Io non riesco nemmeno a liberare la stanza di Chiara, a buttare i suoi vestiti. Perché penso che da un momento all’altro potrebbe tornare da me. La mente umana non riesce a elaborare davvero la morte di un figlio. Meno che mai una morte così".
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