
James Blunt, cantautore, musicista ed ex militare britannico
Cinquantun’anni sul palco dell’Unipol Arena. Pur definendosi un cantante "per uomini in giacca e cravatta, ma dalla lacrima facile", James Blunt festeggia il compleanno stasera a Casalecchio senza nascondersi la voglia, l’incoscienza e l’allegria di bersi ancora la vita tutta d’un sorso come quando di anni aveva la metà. "È anche per questo che ho scelto di vivere su un’isola divertente come Ibiza – racconta –. Spero tanto di morire lì… oddio, magari non ancora".
L’uomo di ’You’re beautiful’ e ’Goodbye my lover’ è in scena stasera all’Unipol Arena col suo Back to Bedlam 20th Anniversary Tour, che già dal nome promette una full immersion tra i solchi del suo primissimo album, uscito nell’ottobre del 2004. Lo spettacolo rilegge integralmente quel disco benedetto dal dio delle hit-parade nella prima parte, lasciando poi alla seconda parte dello show altri celebrati momenti sua carriera come ’I’ll take everythinfg’, ’Postcards’ o ’Same mistake’. Non mancano un paio di cover anomale quali ’Coz I luv you’ degli Slade e la danzereccia ’Ok’ di Robin Schulz.
"Artisti come Paul McCartney e Paul Simon sono dei geni, io no, ma so cantare intonato e questo è già qualcosa" ammette Blunt (all’anagrafe James Hillier Blount, felicemente sposato dal 2014 con l’avvocato Sofia Wellesley, nipote del VIII duca di Wellington, che gli ha dato due figli). "Posso catturare l’emozione in una canzone in un modo particolare? Sì, posso. E ‘You’re beautiful’ è una di queste. Lo faccio sempre? No, non sempre mi riesce". Vent’anni fa il clamoroso successo di ’Back to Bedlam’ gli attirò addosso una ridda di critiche che ancora oggi rimangono il suo tallone d’Achille. "Da ragazzo avevo un’ambizione e un sogno, diventare un musicista live di successo. E ci sono riuscito. Non avevo fatto i conti, però, con la ferocia delle reazioni che un disco tanto fortunato avrebbe finito per alimentare. E, se oggi qualcuno mi chiede un rimpianto, rispondo che avrei voluto tanto dovermi trovare a fare i conti con certe strali sei mesi più tardi, in modo da potermi godere il momento magico un po’ più a lungo. Ma va bene così, visto che dopo tanto tempo sono ancora qua".
Figlio di un elicotterista dell’esercito di Sua Maestà, James ha passato l’infanzia in giro per il mondo, spostandosi da Hong Kong a Cipro, dalla Germania allo Yorkshire, all’Hampshire. Militare a sua volta, nel 1999 James Blunt ha prestato servizio da capitano del I Battaglione Reggimento Paracadutisti in Kosovo "perdendo gran parte della mia fiducia nelle persone e coltivando poca speranza per l’umanità".
Ma giura che quella dei concerti è una strada che lo esalta ancora. "Non riesco a trovare le parole per dire quanto sono felice di essere nuovamente in tour" ammette. "Questo spettacolo è incredibilmente divertente e diversi pezzi sanno come far ballare la gente. Non vedo l’ora di lanciarmi sul pubblico...". Il popolo dell’Unipol Arena è avvertito.