"Ormai non si fanno più cinema belli, ma il Modernissimo è bellissimo!". Isabella Rossellini è arrivata ieri in città, per presentare i suoi film cortissimi, la serie Green Porno del 2008, Mammas del 2011 e poi Darwin What?, scritta con P.D. Magid. Seduta al tavolo con Gian Luca Farinelli, una sua grande e coloratissima immagine tratta da un cortissimo proiettata sul grande schermo, l’attrice e regista guarda il pubblico col suo inconfondibile sorriso, quello che la irradia di sofisticata bellezza, e poi domanda: "Chi è seduto su Isabella Rossellini?". Perché al Modernissimo le poltrone sono tutte dedicate ai più bei nomi della settima arte. Saluta lo spettatore e poi si emoziona ricordando che la sua poltrona (la 17) si trova tra quella della madre Ingrid Bergman e quella del padre Roberto Rossellini. Ma lei è così, semplice e intima, nel suo raccontare. Senza fronzoli, diretta.
Come quando parla dello spettacolo che sta portando in giro per l’Italia, Darwin’s Smile, con Farinelli: "Sta andando bene– dice –, ho ricevuto critiche positive, anche se un po’ temevo, perché gli italiani sono un po’ sospettosi, ho fatto pochi film qui, sono andata in America da giovanissima, ho sposato Martin Scorsese e sono rimasta lì… ma forse sono stata accolta bene grazie al fatto che tu Gian Luca fai vedere queste cose". Ricorda che l’idea per i Green Porno, le fu suggerita da Robert Redford. "Avevo già lavorato con il Sundance in un precedente cortometraggio su mio padre, My Dad Is 100 Years Old e Robert mi suggerì di utilizzare YouTube che allora stava nascendo ed era perfetto per i piccoli filmati e che dovevano essere dei corti sull’ambiente".
E sottolinea di essersi laureata in Etologia, dopo sette anni e quindi "quello che vedrete non è il racconto di una vecchia pazza". Tutto scientificamente provato e proposto in modo estremamente originale, la fantasiosa vita sessuale degli insetti e degli animali marini come non li avevamo mai visti. E per di più con i suoi meravigliosi travestimenti. A questo proposito racconta delle scelte registiche e delle riprese: "Mio padre mi diceva di tenerla ferma, all’altezza degli occhi. Scorsese invece, faceva danzare la camera, come una coreografia. Paralizzata sull’uso della macchina da presa sono stata liberata solo quando ho visto i film di Méliès". Rossellini parla spesso del padre e della madre come due "bohémien". Come quando le viene chiesto del film La Chimera e di Alice Rohrwacher: "Mi ha detto – ricorda sorridendo Rossellini, che oggi vive in una fattoria con tanti animali, tra cui una pecora che si chiama col suo soprannome da bambina, Gigia- sai, io ho l’orto, non ho bisogno di soldi, tanto mangio. Ecco, ho sentito la voce di mio padre in quel momento".
Ringrazia il pubblico che applaude e fa una promessa: "Vorrei tornare a Bologna con un primo monologo che hoscritto con Jean-Claude Carrière, che aveva fatto tutti i film con Bunuel … lui scriveva a mano, non si era modernizzato, e c’era il suo gatto che gli prendeva sempre la penna e quando mi mandava le sue idee c’erano sempre delle parole tirate".
Benedetta Cucci