Bologna, 16 aprile 2023 – Prima l’incidente stradale dovuto a un colpo di sonno. Poi quel funerale, a cui Isabella aveva addirittura dimenticato di essere andata. E infine le cene, in cui non riusciva neppure a portare il cibo alla bocca. Uno stato di anomala narcolessia, di confusione, durato mesi e notato anche dalle amiche della ginecologa Isabella Linsalata, che in quello che il gip Claudio Paris definisce "un accertamento tecnico preventivo", hanno iniziato a raccogliere le prove di cosa avrebbe causato quello stato. Prove che adesso, invece, puntano a definire il ruolo del marito della donna, l’oculista ed ex medico della Virtus Giampaolo Amato, accusato di averla uccisa, avvelenandola con una dose massiccia di Midazolam e Sevofluorano, la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021. Sostanze contenute anche nella bottiglia di vino ‘amaro’, che la sorella di Linsalata aveva portato via dalla casa delle coppia in via Bianconi la sera del 19 maggio 2019, sottratta dal bidoncino del vetro, conservata e poi consegnata ai carabinieri; benzodiazepine pure trovate nelle analisi delle urine, effettuate da Isabella e ritirate il successivo 21 maggio.
Ma non solo. Almeno dal febbraio precedente gli amici di Isabella avevano notato il malessere della donna, quella confusione unita a sonno che non le permetteva di essere lucida e presente a se stessa. "Le sue condizioni di salute – riassume il gip – sono invero a un tempo allarmanti e inspiegabili". E riferisce dell’incidente causato l’11 febbraio del 2019 da Isabella: "Ricordo – racconterà poi il figlio al pm Domenico Ambrosino e ai carabinieri – che nel febbraio 2019 mia madre è stata poco bene, tanto che fece anche un incidente in auto, probabilmente perché non era proprio in sé. Non escludo che in quella circostanza mia madre si fosse addormentata alla guida dell’auto". Il figlio ricorda anche come in quel periodo, in cui la donna aveva scoperto del tradimento da parte del marito, "almeno in una occasione abbiamo avuto una discussione che per i toni e per le parole che aveva utilizzato mi aveva molto meravigliato. Lei stessa successivamente non credeva di avermi detto ciò". Qualche giorno dopo quell’incidente, Isabella tampona in parcheggio un’altra auto.
La sera del 23 febbraio, riassume invece un’amica, la vittima era stata a cena con lei ed altre persone: "Ricordo con precisione – dice la donna – che durante la cena Isabella Linsalata aveva mostrato un’evidente stanchezza, tanto da non essere nemmeno in grado di portare alla bocca ciò che aveva nel piatto. Era come se fosse rallentata", in difficoltà a fare "i movimenti più semplici". "Era come se avesse un sonno mostruoso, ma cercasse di stare sveglia e presente alla cena". Sempre l’amica racconta l’episodio del funerale, il 25 febbraio: "Isabella era rimasta appoggiata alla parete della chiesa della Certosa. Non mi è sembrato che si fosse addormentata, ma di certo era stata, anche in tale occasione, rallentata e stanca". Tanto da non ricordare, tempo dopo, di aver preso parte a quella cerimonia: "Isabella mi chiese – dice un’altra amica – se ricordavo il motivo per cui lei non avesse partecipato al funerale". E l’amica, incredula a quelle parole, le risponde che al funerale c’era, "ma aveva dormito in piedi". Un mese dopo, la donna viene ricoverata al Malpighi. E uscita dall’ospedale confida alla sorella delle tisane troppo amare che in quel periodo le preparava, ogni sera, il marito.