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Irene Boruzzi investita e uccisa da un ubriaco a Castenaso: nuova condanna, 4 anni

Confermato il primo grado. "Nessuna responsabilità della ragazza" Lo strazio dello zio in aula: "Giustizia? Ci accontentiamo di poco"

Bologna, 26 ottobre 2022 - "Giustizia fatta? Diciamo di sì, ci accontentiamo di poco. Ci tenevamo che la sentenza di primo grado fosse confermata non tanto per il risarcimento, bensì perché la figura di Irene non venisse intaccata per nessun motivo al mondo". Massimo ha lo sguardo spento, nessuna voglia di gioire. L’anziana madre ha appena lasciato la Corte d’Appello, provatissima e commossa. Zio e nonna di Irene, 19 anni appena, in rappresentanza della famiglia Boruzzi. Il 12 novembre saranno due anni senza di lei, falciata a Castenaso, a pochi metri da casa, da Davide Melillo. Ieri lui era presente accanto ai parenti della ragazza quando i giudici della seconda sezione penale d’Appello (presidente Passerone, a latere Di Fiore e Migliorelli) hanno confermato in toto la sentenza in abbreviato di primo grado a 4 anni per omicidio stradale.

Irene Boruzzi è morta a 19 anni
Irene Boruzzi è morta a 19 anni

"Fui il primo ad arrivare quella sera sul luogo della tragedia – riprende Massimo rappresentato con la famiglia dall’avvocato Federico Fischer –, lui era lì. Che effetto mi ha fatto rivederlo oggi? Quello che mi fece un anno fa: lo ignorai. Non avevo rabbia quella sera, non ne ho oggi". Melillo era a bordo della sua Opel Astra, Irene a piedi sulle strisce pedonali all’altezza della rotonda Zucchi: erano le 19.20 di una serata "con cielo sereno e traffico normale, in presenza di illuminazione pubblica", quando il mezzo – scrisse il gup Grazia Nart nelle motivazioni della prima sentenza – fece volare a 26,30 metri di distanza il giovane corpo. L’alcoltest non lasciò dubbi sullo stato di Melillo: 2.27 grammilitro il primo accertamento, 2.18 il secondo. Venne arrestato (8 mesi ai domiciliari) e in occasione della convalida ammise la responsabilità: "Non mi capacito ancora – così davanti al gip Letizio Magliaro – di quello che è successo, non sarebbe mai dovuto accadere che mi mettessi alla guida in stato di ebbrezza. Sono affranto e chiedo umilmente scusa a tutta la famiglia, ai genitori e a Irene".

Per il consulente della famiglia della 19enne, la sua condotta fu "aberrante" e per le sue condizioni "non si rese conto della presenza della giovane che del tutto legittimamente attraversava la strada sul passaggio pedonale". Rigettata per la seconda volta la richiesta della difesa, con l’avvocato Giovanni Voltarella, di applicare la circostanza attenuante, di cui all’articolo 589 bis comma 7, cioè la concausa nella produzione dell’evento. Per il gup "anche volendo ammettere che la vittima fosse intenta a guardare il telefono in fase di attraversamento e che indossasse gli auricolari, non si ritiene che tali condotte possano avere un’efficienza causale autonoma nella verificazione dell’evento".

Poi l’aggiunta: "La condotta di Irene, anche laddove fosse stata caratterizzata da distrazione, non avrebbe costituito una condotta illecita o capace di incidere sul decorso causale degli eventi e idonea a integrare un contributo concorrente". Irene, insomma, non aveva nessuna colpa, "l’investitore era ubriaco". Lettura accolta integralmente ora anche dai giudici di Palazzo Baciocchi: nessun concorso nella tragedia. Punto. "La Cassazione? Aspettiamo di leggere le motivazioni – chiude l’avvocato Voltarella – e poi valuteremo cosa fare".