BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Iosonouncane: "La mia musica per Berlinguer"

L’artista ha scritto la colonna sonora del film di Segre e sarà oggi assieme al regista ed Elio Germano al cinema Rialto

Iosonouncane: "La mia musica per Berlinguer"

Jacopo Incani, classe 1983, in arte ’Iosonouncane’

’Berlinguer – La grande ambizione’ di Andrea Segre è già stato visto da oltre un milione di spettatori. Un successo inaspettato che miete sold out continui. Come oggi al cinema Rialto, dove allo spettacolo delle 20,30 sono attesi il regista, Elio Germano e Iosonouncane, che ha scritto la splendida colonna sonora, che si ascolta come una voce parallela che fa parlare le scene, uscita il primo novembre in disco per Tanca Records (Trovarobato) con distribuzione Sony. La prossima grande ambizione della musica per cinema è proprio il musicista sardo, classe ’83, che vive a Bologna, al secolo Jacopo Incani.

Iosonouncane, come è nata la collaborazione con Segre?

"È stato lui a contattarmi tramite una conoscenza comune, io avevo visto molti suoi film. Mi ha detto che durante la scrittura del film ascoltava continuamente Ira, il mio ultimo disco in studio e nella sua testa l’associazione tra il suono di Ira, di determinate aperture tematiche corali e quello che stava scrivendo, è stata da subito chiara. Quella per Berlinguer è stata la prima colonna sonora per un film di finzione, dopo tanti documentari e teatro: è stato molto formativo".

A che punto della sceneggiatura è stato chiamato?

"Quando Andrea aveva finito la prima stesura della sceneggiatura, poi mi ha mandato la seconda ed è venuto in studio da me a Bologna. Abbiamo parlato tantissimo, di noi, di Berlinguer, del film, abbiamo ascoltato delle cose, perché Segre aveva delle suggestioni musicali molto precise, da un lato Ira e dall’altro Rachmaninov, che voleva inserire nel film. Un paio di giorni dopo ho scritto il tema portante, quello che apre e chiude il film coi brani 1973, con la sola diamonica a bocca che suona, e I funerali di Enrico, con l’armonia sotto che ho fatto cantare a Daniela Pes. Per il primo giorno di riprese lo l’aveva già".

Lei ha prodotto il disco di Daniela Pes, avete una grande intesa artistica.

"Sì. Per spostarsi da una nota all’altra, senza cambiare la melodia, ha fatto di sua iniziativa dei piccolissimi melismi vocali che sono molto tipici di certi temi cantati da Edda Dell’Orso, la cantante di Ennio Morricone che ha interpretato anche il tema alla fine del brano Il suonatore Jones di De Andrè, dall’album Non al denaro non all’amore né al cielo. Era esattamente il tipo di codice, di dedica vocale che avevo in mente".

’I funerali di Enrico’ sembra esprimere in musica i pensieri empatici delle persone che vanno a salutarlo per l’ultima volta.

"La suggestione iniziale è arrivata dalla figura della madre, morta quando era bambino. Mi sono chiesto quanto abbia inciso, nella formazione della sua personalità, questa enorme assenza, e se in qualche modo abbia colmato questo vuoto materno accogliendo il dolore del genere umano e convogliando la propria sofferenza in una dimensione ideale altissima. Ho scritto il tema perché si potesse declinare tra il disco Ira, Rachmaninov e qualcosa che suonasse popolare. Pensare a una voce di donna è stato immediato, come fosse la madre di Enrico che piange in una maniera iconograficamente vicina a una pietà cristiana".

Bologna ha visto nascere e crescere Iosonouncane. Questa è ancora la città dove un artista può trovare il suo stile?

"In questo momento, anche se vivere a Bologna per me è meraviglioso e ci vivrò per sempre, dal punto di vista artistico si è in una fase problematica. È raro imbattersi in esordienti che non lavorino già a monte per impacchettare il prodotto secondo criteri di vendibilità efficienti. Quindici anni fa, prima del primo disco, facevo anche dieci concerti al mese da sconosciuto in tanti piccoli posti, un esordiente come me poteva sperimentare, cercare un linguaggio, smussare, affinare. Questa cosa non esiste più, non si cerca più un proprio lessico musicale".