NICOLA BIANCHI
Cronaca

Investita e uccisa in via Azzurra a Bologna. Polemica sul patteggiamento: "Il giudice non lo conceda"

Dopo l ’accordo (4 anni) tra Procura e difesa dell’automobilista che investì Luisa Giovannini L’Osservatorio: "E’ indegno". Le associazioni dei ciclisti: "Lavoriamo sulla cultura di tutti"

Bologna, 20 gennaio 2023 - L’accordo tra le parti di patteggiare è già agli atti, l’ultima parola, il primo marzo, spetterà al giudice Nicolina Polifroni. Quattro anni per avere investito e ucciso Luisa Giovannini, 81 anni, in via Azzurra il 22 ottobre scorso. E la detenzione ai domiciliari anziché alla Dozza, come previsto dalla Riforma Cartabia in caso di pene non superiori a quattro anni. Una proposta, quella presentata l’altro ieri in aula dall’avvocato di Gian Luca Nilo, 39 anni con precedenti specifici, risultato positivo alla cocaina al momento dello schianto, con la patente revocata e alla guida di un’auto non sua, che non è certo passata inosservata, scatenando delusione e rabbia da parte delle associazioni e soprattutto dall’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale.

"Come cittadino e presidente – così Mauro Sorbi – vorrei ricordare la storica e pesante piaga dell’incidentalità stradale. Per l’Oms è un problema di salute pubblica, ancora troppo trascurato, tra le prime cause di morte nel mondo. Il consumo di alcol e droghe influenza sia il rischio di incidenti sia la gravità delle conseguenze. Pedoni, ciclisti e motociclisti – aggiunge – sono le tipologie degli utenti in vetta per decessi". A Bologna città, lo scorso anno, è stata una catastrofe con le vittime della strada quasi triplicate rispetto all’anno precedente: da 8 a 20. Nell’intera area metropolitana il complessivo ha toccato le 51 croci, contro le 58 del 2021. "Informare, sensibilizzare su questo tema – continua Sorbi – per un cambio di cultura è l’improba mission del nostro operato. Quotidianamente le forze dell’ordine preposte per far rispettare le norme del Codice della strada affrontano criticità per organizzare i controlli necessari".

Poi ecco la pesante critica rivolta alla probabile sentenza per una vicenda che tanto ha fatto discutere e arrabbiare: "Certe ipotesi di patteggiamento indignano – chiosa –. Ciascuno, nel proprio ruolo di cittadino e di istituzione, deve fare la propria parte per smantellare false credenze di impunità". Guidare senza averne titolo, mettersi sulla strada sotto l’effetto di alcol e droghe "denotano una consapevolezza di violare norme che tutelano la sicurezza delle persone e la salvaguardia della loro stessa vita". L’auspicio, chiude Sorbi, "è che il giudice sappia valutare con saggezza e severità il gravissimo episodio criminoso".

Tocca poi a Fabio Bettani, presidente della Consulta della bicicletta dire la sua, interpellato dal Carlino : "Ma non vogliamo passi l’idea che l’incidentalità sia solo colpa del drogato o dell’ubriaco. No al capro espiatorio. L’incapacità alla guida non è tra le prime cause (4%, dato Istat, ndr ). L’incidentalità è colpa di persone comuni come tutti noi che non rispettano la precedenza, ’bruciano’ il rosso, superano ampiamente i limiti di velocità. Su questo culturalmente dobbiamo lavorare sodo".

Sullo stesso avviso anche Alice Fanti di Salvaciclisti la quale, come il collega, non entra nel merito della vicenda giudiziaria: "Il problema di via Azzurra lo avevamo segnalato da tempo; se la strada fosse stata messa in sicurezza anzitempo, forse oggi l’esito sarebbe stato diverso. Riceviamo varie segnalazioni di pedoni e ciclisti che hanno subito piccoli incidenti in quel tratto". L’ultimo proveniente da via Azzurra risale al 17 novembre quando una studentessa di 16 anni è stata falciata all’altezza delle strisce pedonali, poi finita al Maggiore con un codice di media gravità. Tra Bologna e provincia, gli accessi in Pronto soccorso del 2022 sono stati 290.351, nel 2021 erano 258.997, l’anno ancora prima 228.146.

Tornando al processo, rispetto all’accordo iniziale raggiunto dal pm Tommaso Pierini e dall’avvocato Luciano Bertoluzza, si è deciso in aula di escludere l’aggravante della recidiva reiterata (la patente, a Nilo, era stata revocata proprio per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti); alla fine, la richiesta è stata quella di patteggiare quattro anni e mezzo per l’omicidio stradale e un anno e mezzo per la detenzione di sostanze stupefacenti (coca e hashish), per un totale di sei anni diventati quattro per lo sconto pena previsto dal rito scelto dall’imputato. L’accordo include entrambe le contestazioni (omicidio stradale e droga) nonostante non sia stato possibile riconoscere la continuazione del reato.