Dalla Bosnia in Italia con l’obiettivo di curare il loro bambino, affetto da leucemia. Un viaggio della speranza a lieto fine per una famiglia slava che è arrivata a Bologna, all’Irccs Sant’Orsola, dove il piccolo ha subito un doppio trapianto di staminali e poi, dopo il rigetto, un eccezionale trapianto di microbiota (cioè l’insieme di batteri e microrganismi che abitano il nostro intestino). Si tratta del più giovane paziente in Europa (il secondo al mondo, secondo letteratura) a essere stato sottoposto a quest’ultimo intervento, per il quale è stata richiesta un’autorizzazione speciale.
Il piccolo, arrivato con la sua famiglia dalla Bosnia grazie all’associazione Ageop, era stato ricoverato per leucemia mieloide. "È una patologia a prognosi spesso infausta, e quindi abbiamo eseguito subito un trapianto di cellule staminali emopoietiche donate dalla madre" spiega Riccardo Masetti, oncologia pediatrica dell’Irccs. "Per i primi tempi la malattia sembrava fosse in remissione, ma dopo quattro mesi è sorta una delle peggiori complicanze post trapianto, la GvHD, un ‘rigetto contro l’ospite’: nel suo caso si è trattato di un’infiammazione acuta all’intestino".
Inizialmente i medici hanno deciso di sottoporre il bambino ad una terapia immunosoppressiva, ma dopo cinque cicli il suo sistema immunitario era troppo instabile, e il rischio di infezione (e conseguentemente di morte) era troppo alto. A quel punto hanno deciso di tentare, per la prima volta su un bimbo così piccolo, il trapianto di microbiota. "Siamo stati d’accordo perché abbiamo potuto contare sui numerosi studi internazionali, compresi quelli sviluppati proprio dal nostro Istituto, che confermano l’enorme potenziale di questa procedura" afferma Giovanni Barbara, responsabile del centro trapianto di Microbiota dell’Irccs. Il successo dell’intervento gli ha dato ragione: la situazione del bambino è subito migliorata, la sintomatologia del GvHD è del tutto regredita, e si è potuto anche ridurre notevolmente la terapia di immunosoppressori. Ad oggi il piccolo è stato dimesso, ed è tornato a casa con la sua famiglia.
"Un risultato incredibile della ricerca e dell’Irccs, il trapianto di microbiota è una terapia che apre uno scenario ampio, ancora difficile da prevedere" osserva Massimo Cardillo, il direttore del Centro Nazionale Trapianti.
Un altro passo avanti dell’Irccs Sant’Orsola, che ha pubblicato sulla rivista Blood la sua ricerca sulla connessione tra salute del microbiota e trapianto.
"All’inizio, quando il Sant’Orsola è diventato Istituto ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), ci è stato chiesto che cosa sarebbe cambiato per gli utenti: questa è la risposta, è l’esempio di come la ricerca arrivi direttamente sul letto del paziente" dichiara Chiara Gibertoni, direttore generale. Un intervento su cui hanno creduto molto, e per il quale si è fatta anche un’eccezione: ad oggi il trapianto di microbiota è consentito esclusivamente in caso di infezione da Clostridium ricorrente o refrattario al trattamento antibiotico standard, ed è stato eseguito quasi sempre su adulti. In questo caso, dunque, con un paziente così piccolo affetto da una patologia differente da quella idonea per il trapianto, è stato richiesto un particolare procedimento autorizzativo al Centro Nazionale Trapianti.
Alice Pavarotti