di Federica Orlandi
Più di un milione e 700mila di euro. È questa l’imponente cifra di cui una commercialista bolognese, C. T. di 72 anni, è accusata di essersi indebitamente appropriata ai danni di almeno tre suoi clienti, motivo per cui il giudice Gianluca Petragnani Gelosi dovrà ora valutarne il rinvio a giudizio; nel frattempo la difesa ha presentato istanza di patteggiamento. All’udienza preliminare la vicenda è stata riunita con un altro fascicolo che vede coinvolte altre due persone. Il pm è Michele Martorelli.
Le parti offese, si diceva, sono per ora tre (non si esclude la costituzione di altre, entro la prossima udienza); altre ancora hanno già avuto ragione in sede civile e sono state rimborsate. Tra le tre parti compare un’anziana di 80 anni, che dal 2012 e fino al 2017 aveva affidato alla commercialista un atto di procura generale su tutti i suoi beni, mobili e immobili, compreso il locale che ospita un noto ristorante del centro. E alla fine, secondo la documentazione e le stime presentate dall’avvocato dell’anziana, Massimiliano Bacillieri, la commercialista sarebbe riuscita ad appropriarsi, tramite giroconti dai conti della signora a favore di sé stessa, di familiari o di altre persone, prelievi oppure assegni, di ben un milione e trecentomila euro.
Non solo: secondo l’accusa anche i muri del ristorante di proprietà della signora erano stati affidati alle due figlie della commercialista in comodato d’uso gratuito, e le stesse avrebbero ritirato di persona gli affitti di altri immobili di proprietà della vittima, senza consegnarli alla legittima proprietaria. Per questo motivo, dunque, l’avvocato Bacillieri ha presentato un ulteriore esposto in Procura, in cui ipotizza il reato di associazione a delinquere per la commercialista e almeno le due figlie; il pm aveva chiesto l’archiviazione, sostenendo che le donne non fossero a diretta conoscenza degli affari della madre e né avessero compartecipato alle sue (presunte) condotte illecite, ma l’avvocato ha fatto opposizione.
L’ottantenne, vedova e senza figli, si era come detto affidata ai servizi della commercialista una decina d’anni fa, dopo che questa ne aveva conquistato la fiducia; solo nel 2017 però si è accorta che qualcosa non andava, quando ha scoperto di avere il conto in rosso in banca. Da qui è partita l’indagine, poi ampliatasi. "La mia assistita è stata posta in una condizione di grave disagio, perciò ci siamo costituiti parte civile – spiega ora l’avvocato Bacillieri –. La perdita economica è ingente, la commercialista si era guadagnata la sua fiducia nel tempo e per questo la signora aveva decido di darle la procura generale sui suoi beni".
Le altre vittime presenti all’udienza preliminare della settimana scorsa sono un business manager, che alla commercialista aveva affidato assegni in parte senza indicazione del beneficiario per oltre 450mila euro, per imposte che il contribuente doveva all’erario, di cui meno di 65mila risultano essere stati versati all’erario, mentre il resto risulta essere stato "indebitamente trattenuto e versato su conti personali e di altri clienti", scrive il pm nella richiesta di rinvio a giudizio; e il titolare di un ristorante in zona Roveri, che all’imputata aveva affidato diversi assegni del valore totale di circa 45mila euro. Secondo l’accusa quest’ultima se ne sarebbe "impossessata anche tramite false fatture per prestazioni professionali, omettendo di utilizzare le somme per il versamento dei tributi e delle imposte della società del cliente". Per queste fatture fasulle, mirate a evadere le imposte secondo le accuse, la donna dovrà rispondere anche del relativo reato tributario.