Insufficienza cardiaca. Rivoluzione al Sant’Orsola. Nuove terapie e meno ricoveri con l’intelligenza artificiale

Il Policlinico coordina una ricerca finanziata con oltre 9 milioni di euro dai fondi europei. Luciano Potena, primario: "Migliore qualità di vita e diminuzione dell’ospedalizzazione".

Insufficienza cardiaca. Rivoluzione al Sant’Orsola. Nuove terapie e meno ricoveri con l’intelligenza artificiale

Insufficienza cardiaca. Rivoluzione al Sant’Orsola. Nuove terapie e meno ricoveri con l’intelligenza artificiale

Una tecnica innovativa per rivoluzionare la terapia dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca, migliorando non solo la qualità di vita, ma anche abbattendo i ricoveri ospedalieri del trenta per cento. Il Sant’Orsola coordina un progetto di ricerca, che comprende 23 partner europei, finanziato con oltre 9,6 milioni di euro grazie ai fondi Horizon Europe. Allo studio un dispositivo che, grazie a un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, è capace di integrare i dati clinici del paziente con le indicazioni fornite da una serie di biomarcatori ed guidare una terapia personalizzata.

Solo al Sant’Orsola i pazienti in cura per scompenso cardiaco sono 1.800, mentre in regione sono quasi 67mila. Il 15 per cento dei pazienti è stato ricoverato una volta nel corso dello scorso anno, mentre il 2,6 per cento almeno due volte. Nel 2023, in regione ci sono stati quasi 14mila ricoveri. L’obiettivo del progetto denominato Biotool-CHF, che dovrà essere realizzato nell’arco di cinque anni, è duplice: da un lato gli esperti intendono identificare uno o più biomarcatori utili a predire la congestione legata all’insufficienza cardiaca definendo poi, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, un algoritmo capace di valutare lo stato di salute di un paziente in base alle sue caratteristiche cliniche e demografiche nonché dalla concentrazione ematica di questi stessi indicatori. Dall’altro puntano a realizzare un prototipo diagnostico a misura di ambulatorio per misurare i livelli di questi biomarcatori a partire dai campioni di sangue raccolti con una semplice puntura sul polpastrello. Tali dispositivi potranno essere disponibili nei presidi sanitari del territorio e non solo in ospedale, quindi anche dai medici di famiglia.

Luciano Potena, direttore dell’Unità operativa di Insufficienza cardiaca e trapianti del Policlinico: "La complessità è l’inquadramento del paziente e la personalizzazione della terapia. Con questo progetto cerchiamo un approccio che ci consente di mettere insieme tanti dati clinici, demografici e biochimici della persona e, da un’analisi avanzata di questi dati, riuscire a ottenere un algoritmo che ci permetta di guidare la terapia. Soprattutto di cambiare il paradigma della terapia farmacologica dei sintomi legati alla congestione – prosegue –, sviluppando una nuova strategia per identificare quali pazienti, e quando, necessitano effettivamente dei farmaci e in quali dosi vanno somministrati".

Tra i 23 partner, figurano i più grandi ospedali e centri di ricerca europei, ma è presente anche la Svizzera. Da Potena viene sottolineato "il contributo cruciale dell’Università di Bologna con il coordinamento del professor Igor Diemberger e di Ima". Il colosso bolognese del packaging si occuperà della redazione di un business plan dettagliato per portare il prototipo del dispositivo sul mercato commerciale.

Tra i presenti all’illustrazione del progetto, oltre a Potena e Diemberger: l’assessore alle Politiche per la Salute della Regione, Raffaele Donini; la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni, il direttore del Dimec (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche) dell’Università di Bologna, Gianandrea Pasquinelli e il direttore scientifico del Policlinico di Sant’Orsola, Marco Seri.

Monica Raschi