
di Marcello Giordano
Injenia passa di mano mantenendo la propria anima. Per l’azienda bolognese, nata 16 anni fa dai soci Silvano Pancaldi, Alberto Buzzi, Cristiano Boscato, Alessandro Govoni, Gianni De Togni, la crisi Covid si è trasformata in opportunità. Injenia è l’azienda partner italiana di Google che ha progettato e lo smart working per il Comune di Bologna e diverse altre realtà pubbliche e private, passando da 16 milioni di fatturato nel 2019 a circa 20 nel 2020. A febbraio, le quote di maggioranza della società sono passate al gruppo romagnolo Maggioli, da duemila dipendenti. E l’ad Alberto Buzzi (foto) spiega il motivo della scelta: "Eravamo arrivati a una certa dimensione e ci siamo resi conto che Injenia avrebbe avuto spazio per crescere ancora, ma servivano investimenti che da soli non saremmo stati in grado di sostenere. Perchè lavorare su intelligenza artificiale, big data e cloud ad alto livello comporta la necessità di capitali ingenti e di una struttura molto forte alle spalle. E poi le condizioni erano favorevoli".
Quali condizioni?
"Io e i miei soci rimaniamo a bordo con i nostri incarichi perchè crediamo nella crescita ulteriore dell’azienda, Paolo Maggioli è entrato come presidente del cda e altre persone di rilievo di Gruppo Maggioli ci affiancano per lo sviluppo integrato nel Gruppo. Tutti i 94 i posti di lavoro sono stati conservati. Di più. In settimana abbiamo assunto altre due persone e cerchiamo tecnici sviluppatori, ingegneri, architetti software project manager. Il gruppo Maggioli non ci ha assorbito, ha tenuto vive tutte le aree aziendali di Injenia per proseguirne lo sviluppo".
Quando sono iniziati i contatti con il gruppo Maggioli?
"Ad aprile 2020, in piena pandemia. Stavamo lavorando per loro, ci hanno chiesto se eravamo interessati. Avevamo anche altri contatti, ma viste le condizioni non abbiamo avuto dubbi. Ora Injenia potrà migliorare il proprio posizionamento, avere nuovi sbocchi di mercato e una nuova capacità di investimenti".