Bologna, 11 gennaio 2025 – Danni sia fisici che psicologici, fortissimo stress sul luogo di lavoro e paura di ritorsioni. Questo il quadro dipinto dall’avvocato Davide Bicocchi che assiste, assieme alla collega Silvia Zanuccoli, alcune tra le dieci persone offese nel procedimento contro l’ex coordinatore del 118, Claudio Tacconi, accusato di lesioni, atti persecutori e, ora, anche di simulazione di reato. Ieri, la chiusura delle indagini preliminari.
Per la Procura, ha somministrato psicofarmaci ai colleghi mettendoli nelle bevande, mentre questi erano in servizio con lui, per circa tre anni e mezzo, fino a novembre 2023. “Confidiamo in una richiesta di rinvio a giudizio. Mi riservo di accedere nuovamente al fascicolo, molto corposo, che ho visionato solo in fase interlocutoria di applicazione delle misure cautelari”, spiega Bicocchi.
Gli episodi contestati sono dieci, ma diversi sono “rimasti fuori” dall’indagine. “Qualcuno è stato estromesso: diversi casi non sono stati accertati e diagnosticati da un punto di vista cartaceo con la documentazione sanitaria idonea”. Ciò perché, inizialmente, alcuni (non compresi tra i dieci riportati nell’atto di conclusione di indagini) “avevano accusato dei malori, ma non avevano denunciato: ritenevano di essersi semplicemente sentiti male – nota Bicocchi –. Quando invece poi la vicenda è venuta alla luce, si è capita la reale portata della questione e hanno ricollegato tutto, hanno potuto cioè ricondurre quegli episodi a un quadro ben preciso e tutti i tasselli sono andati al loro posto”.
Gli episodi che non rientrano tra quelli ufficiali avevano riguardato situazioni simili a quelle certificate: gli operatori avevano bevuto caffè o una qualche bibita e si erano sentiti male. “Tutti questi casi – spiega Bicocchi – non sono stati inseriti tra quelli accertati. Situazioni che hanno coinvolto in maniera più generale tutto il comparto, mostrando uno spaccato di vita lavorativa di un settore che ha mostrato lacune sotto il profilo dell’adeguatezza e della sicurezza del luogo di lavoro”.
Pertanto, altre persone di quel comparto si sono rivolte allo studio dell’avvocato Bicocchi per avere tutela e porteranno avanti la questione anche in ambito civilistico. “Queste persone” rimaste escluse dalle denunce ’ufficiali’ “non saranno dimenticate”, assicura Bicocchi, che aggiunge: “Non si può ignorare che tutto ciò sia accaduto in ambito lavorativo. Queste persone hanno subito forte stress sul luogo di lavoro e hanno attraversato gravi difficoltà”. Per tutti i coinvolti in questa storia, “sono stati mesi molto difficili – le parole del legale –. Molti si sono rivolti a specialisti per un supporto psicologico, mentre qualcuno ha proprio chiesto il trasferimento e cambiato comparto. E altri stanno valutando di farlo. Quanto accaduto ha certamente causato ripercussioni negative nel comparto infermieristico, lì si respira un’aria non serena. I miei assistiti sono molto preoccupati, in quell’ambiente tutti si conoscono bene e c’è un forte timore di ripercussioni”.
I disagi “sono consistenti e gravi, anche ora – sottolinea Bicocchi –. C’è chi ha riportato strascichi permanenti. Qualcuno, a causa della terapia a cui è stato sottoposto perché si pensava avesse avuto un ictus, è divenuto incompatibile con le attività del reparto in cui lavorava”. Una persona, non compresa tra le dieci ‘vittime ufficiali’, “non ha più potuto svolgere le mansioni nel reparto a cui era applicato e che era il sogno della sua vita”. Cosa si aspettano da questo processo coloro che hanno denunciato? “Trovare la verità. Non avrebbero mai potuto immaginare di andare a finire in questo tritacarne, e di certo non ne sono felici. La loro vita è stravolta”.